IL BUSINESS DELL’ACCOGLIENZA SPOSTA IL TIRO: CASE PRIVATE INVECE CHE GROSSI CENTRI, CENTINAIA DI MIGRANTI TRA VALLE E LAGO



VALSASSINA/LARIO EST – La rabbia anti accoglienza spesso scomposta, debordante in particolare da quella piazza senza regole che sono ormai i social network appare un po’ come quello sforzo (inutile, faticoso e senza molto senso) di chi prova a svuotare il mare con un cucchiaio. Spiegare che la migrazione è collegata alla storia, che i popoli sono in costante movimento, che non si può frenare il desiderio di scappare da guerre, fame e sfruttamento, è forse un’impresa altrettanto improba, allora ci si deve limitare – di questi tempi – a fare cronaca, a descrivere lo stato dei fatti e possibilmente immaginare gli sviluppi di un tema importante, attuale, ineludibile.

protesta migranti artigianelli maggio (4)rPosto dunque che di migranti si dovrà parlare, a lungo, e che le nostre zone sono evidentemente molto “gettonate”, va evidenziata una linea di tendenza interessante che secondo i più (e i fatti lo confermano) prenderà piede da qui in avanti, sostituendo le pratiche finora invalse in materia. Parliamo della localizzazione dei richiedenti asilo, della “dislocazione” di questi che sempre più si orienta verso appartamenti in case private, rimpiazzando la scelta fino a ieri fin troppo praticata di “stipare” decine se non centinaia di persone in maxi centri – vedi in questo senso il caso clamoroso della ex colonia degli Artigianelli alle Casere di Maggio, a Cremeno.

Più case, meno alberghi sembra essere la nuova via. E a giocare a favore di questa svolta sono molti e diversi i fattori: da indirizzi probabilmente di tipo ‘politico’ a scelte dettate dall’opportunità (le stesse cooperative e associazioni che si occupano di accoglienza hanno capito come le grandi strutture zeppe di migranti siano poco gestibili, molto “visibili” e quindi suscitino più resistenze), fino al calcolo meramente economico dettato in parte dalla crisi immobiliare. Pensateci, due fenomeni contingenti e di peso che non solo possono convivere ma addirittura traggono vantaggio l’uno dall’altro: da una tanti appartamenti sfitti, difficili da collocare ma onerosi fiscalmente, dall’altra ondate di richiedenti asilo che – appunto – devono avere un rifugio e per il quale Unione Europea e Stato italiano pagano, attraverso il sistema delle cooperative e di quei soggetti che in qualche caso sulla migrazione “ci marciano”.

Risultati immagini per accoglienza profughi appartamentiNon si stupiscano allora gli abitanti di paesi grandi e piccini, non si arrabbino i razzisti da tastiera e i critici preconcetti, se pian piano si troveranno come vicini tanti uomini e donne che parlano lingue diverse, magari hanno la pelle colorata e certamente sono “di passaggio”. Vicini in senso stretto, sul pianerottolo accanto o nella casa davanti alla loro. Magari col tempo, vedendone “pochi alla volta” impareranno a capire che in primis sono PERSONE, esseri umani non dissimili da noi di qui, che in queste zone ci stanno il tempo necessario per balzare altrove e che normalmente si comportano bene, quasi sempre meglio della media – dato che è nel loro interesse non incorrere in rogne inutili mentre progettano una nuova vita, distante da questi monti e dal Lario.

migranti artigianelli informatica 1Se li troveranno accanto (quattro) ad Introbio, nell’appartamento di un introbiese, così come già ce ne sono diversi a Baiedo di Pasturo – ospiti di case di un ex sindaco – e a Barzio dove invece gli alloggi sono messi a disposizione dal parroco, che come tutti i soggetti privati in questione, riceve l’adeguato affitto da parte della cooperativa di turno, chi cioè gestisce nel concreto l’accoglienza. Ma casi del genere si registrano anche a Moggio, sulla sponda Est del lago e in molte aree del territorio. Anzi,a breve saranno pare ben 24 gli appartamenti in uno stesso caseggiato di una località tra Valle e Lario a ricevere una cospicua quota di rifugiati. Si registreranno allora delle rivolte popolari? Quelle che sono mancate anche quando di migranti ne sono arrivati oltre cento in un colpo solo in una piccola frazione sull’Altopiano valsassinese? Quasi certamente la risposta è no. E la rabbia di cui a inizio articolo si dovrà stemperare, quando l’arrivo di facce diverse dalle nostre sarà un fatto frequente ma capillare, dosato nelle quantità dunque indolore e soprattutto meno “spettacolare”.

Se la tendenza alla frammentazione dell’accoglienza sarà confermata ulteriormente, avremo quasi di certo non solo “più case e meno alberghi” ma anche “più normalità e meno razzismo”.
Forse.

 

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Foto di copertina da piazzatraunikgorizia.blogspot.it

 

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