IL DOMENICALE DI R.B./IL BRACCIO OPERATIVO DELLA PROVVIDENZA



Guerra
A cosa serve?
Assolutamente a nulla
Dillo di nuovo
Guerra
A cosa serve?
Assolutamente a nulla

(War – Edwin Starr – 1969)

.
Tank Eufor SarajevoPer quanti si fossero posti la poco banale domanda: “ma la storia della mancata dichiarazione di guerra all’Albania (alla Svizzera no, non era attrezzato), è vera o era una balla contata su tanto per riempire la pagina di qualche riga in più?”.

Domanda non banale, ma se vi sforzate (e non ci vorrà molto, immagino) e ci pensate bene, quanti personaggi fuori dal comune conoscete tra il popolo che abita i posti bellissimi?

Dalla Val Varrone all’Altipiano ogni villaggio ha il suo o, più probabile, i suoi.

Quello che ricordo con maggiore affetto era un tale che una sera, passandogli vicino, ho salutato con un bel “Ciao” seguito dal suo nome.

So miga mi”, rispose, e nel mio immaginario nulla fu più uguale a prima.

Ne ho conosciuti tanti altri, compreso uno che scommise di riuscire a mordersi l’occhio e che, tra lo stupore generale, si tolse dapprima l’occhio di vetro e poi la dentiera.

Il resto ve lo lascio immaginare.

Per cui la risposta alla domanda diventa scontata: sì, l’Albania, per colpa del Nameless, ha appreso che in una valle del Nord Italia c’era qualcuno in grado di dichiararle guerra.

Più a nord, invece, la Svizzera festeggiava lo scampato pericolo: niente guerra sul suolo rossocrociato. E così sia.

**********

Ma, aldilà di questa premessa, è proprio di guerra che voglio parlare quest’oggi; una guerra vera combattuta nel giardino vicino a casa nostra, pochi chilometri in linea d’aria, aldilà di una frontiera che segnava il confine tra libertà e costrizione. Un giardino i cui guardiani, una volta disgregatosi l’impero, non seppero contenere l’odio maturato in anni di sottomissione e di convivenza.

dubravka-libroE fu davvero guerra, civile, sanguinosa, fratricida, razzista, religiosa; fu guerra sotto gli sguardi vigliacchi dei vicini di casa, governanti comodamente seduti alla finestra mentre crollavano le case, la gente cadeva per le strade colpita dai cecchini e nemmeno i cimiteri potevano essere luogo di pace.

L’ho già raccontata un po’ a dicembre dell’anno scorso. Ricordate?

O lijepa, o draga, o slatka slobodo.” (Oh bella, oh cara, oh dolce libertà.)

Dubravka Ustalic, il suo diario, la sua storia, il suo incontro con gente buona venuta da lontano.

**********

 

METADATA-STARTLeggo da “Famiglia Cristiana” del 28 dicembre 1994: “Questa è la storia di un paese e di un sindaco che un giorno hanno deciso di cambiarsi la vita”.

Diceva proprio così, “cambiarsi la vita”.

E continuava: “E’ la storia di una speranza e di una scommessa: come si fa a dire ai bambini, alle mamme, ai papà afferrati dal vortice della guerra che c’è qualcuno che gli vuole bene?”.

Un piccolo paese del Nord Italia promuove una iniziativa che lascerà il segno e che ancor oggi, a ventitre anni di distanza, vive nei cuori di chi ebbe il coraggio di iniziarla e di quanti ci credettero e ne sposarono i valori e gli ideali.

Comitato Promozione Solidarietà Ex Jugoslavia”, gente che aiuta altra gente, cuori che vanno incontro ad altri cuori, mani che vanno a stringere altre mani.

Hadzici Uranio ImpoveritoE bambini, tanti bambini, seicento, settecento, chi si ricorda?, vengono adottati a distanza, e le loro famiglie sollevate da pesi altrimenti insopportabili dando respiro ad anime tormentate dalla guerra, lenendo ferite che la paura incide profonde e dalle quali è difficile, se non impossibile, guarire.

Ma da qui, dai nostri posti bellissimi, partivano camion in direzione Zagabria, prima qualcuno, poi sempre di più. Un mio caro e vecchio amico ritrova un salesiano conosciuto a Vendrogno, uno che la guerra l’ha vista e che ai suoi confratelli indecisi se gettarsi nell’uragano o nascondersi sottoterra ad aspettare la fine della tempeste, recapitò un macigno con scritto “Se non capite cosa significa rimanere senza pane, senza letto, senza figli, senza padre e senza madre allora vuol dire che dovete convertirvi”.

C’è una suora in mezzo a tutto questo, si chiama Antonietta Petrosino, viene da Foggia ed è il riferimento della Caritas croata. Porta gli aiuti in zona di guerra, amministra gli aiuti che arrivano dall’Italia, anche quelli della piccola valle del Nord Italia.

LOCANDINA duduUna volta disse “So che l’uomo può compiere azioni bellissime” e lei è lì, “braccio operativo della Provvidenza”, partigiano della solidarietà, unica arma la Fede in Dio e, aggiungo, negli uomini di buona volontà.

Se volete incontrarla basta che veniate venerdì sera a Cortenova, alle nove, al salone della banca; ci sarà anche Dubravka Ustalic ed il suo “Diario da Sarajevo”, con lei Silvio Ziliotto, il traduttore dei suoi pensieri.

Ma, soprattutto, ci saranno molti di quelli che alla fine del secolo scorso ebbero il coraggio di guardare aldilà del confine e, una volta scoperto di aver molto da dare, non hanno avuto timore di gettarsi nella tempesta.

So che l’uomo può compiere azioni bellissime”.

Venite ad ascoltarle.

Buona domenica.

BENEDETTI TESTINA
Riccardo

Benedetti

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