SAGRA, ULTIMA FRONTIERA. DAL DIARIO DEL DIRETTORE – GIORNO CINQUE



10 agosto. Siamo a metà del guado ma c’è ancora tanto da remare. Navighiamo a vista e cerchiamo di capire cosa potrà succedere da qui a martedì. Vorrei ma non posso non rompervi le balle ancora con il tempo, ma tre grandinate nel giro di mezz’ora sono un fatto inconsueto e non potevano non trovare posto in questo diario di bordo che poi consegnerò al Pucci chiedendogli di custodirlo gelosamente tra le carte di questa Sagra numero cinquantadue. Ieri, a proposito, riceviamo alcune telefonate. Ad una rispondo io. Una gentile signora mi chiede “Ma la Sagra è aperta?”, di rimando la interrogo “Perché mi chiede questo, signora?”. “Sa, in paese dicono che sono volate via le tende, è successo un disastro e avete dovuto chiudere”. “Gentile signora, in paese si dicono tante cose tutto l’anno, ma quando c’è la sagra farebbero di tutto per dipingerla come il demonio che ruba ai poveri per dare ad altri poveri. E’ una guerra stantia, lunga decenni, non si deve meravigliare”. “Allora possiamo venire senza problemi?” “Certo, gentile signora, la Sagra è aperta, l’aspettiamo. Sarà un piacere!”.

Già, la guerra alla sagra. L’altra sera arriva uno che conosco e che aveva evidentemente gestito male alcune bevande spiritose. “Che cosa non rivela l’ebbrezza? Essa mostra le cose nascoste” (Orazio) per cui  mi sono appuntato due frasi. La prima “Voi rubate gente ai paesi”; la seconda “I commercianti della Valle vorrebbero che la sagra fosse a settembre”. Perbacco, erano anni che nessuno riesumava questi zombie, eppure eccoli lì, ben sillabati, evidenti segni di un passato che non cessa di esistere. Come l’ignoranza. O l’invidia che, guarda caso, è tante volte sua sorella, spesso gemella e, nella maggior parte dei casi, un tutt’uno con cui, nostro malgrado, dobbiamo fare i conti tutti i santi giorni.

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VITALI ANDREA PREMIO SAGRAGiorno cinque. Stasera (alle 20.30) diamo il Premio Sagra ad Andrea Vitali. Dei suoi romanzi apprezzo molto le descrizioni dei personaggi che cerco sempre di abbinare a qualcuno che ho conosciuto o che conosco. Non è difficile, visto che i luoghi sono comuni, il dialetto lo stesso e i pensieri, spesso e volentieri, uguali. E, se lo volete sapere (se non volete fa niente, tanto ho deciso di dirvelo), preferisco leggerli quando sono lontano. Li apro e d’incanto mi sento a casa, ascolto il lago, parlo con le mie montagne e sento soffiare l’aria che ho respirato la prima volta.

Stasera, poi, guarderò il cielo. Voi che ogni domenica mattina aprite il libro del domenicale lo sapete bene: amo, quando la notte è ancora giovane, uscire sul balcone e rendermi conto di quanto siamo insignificanti di fronte all’Universo. Aspetto l’aereo delle 23.05, lo vedo sfilare lassù, sopra Cam, e scrivo la parola fine sulla mia giornata. Stasera, forse, sarà diverso. Potrebbe essere che debba esprimere un desiderio. O più d’uno, chissà. Dovesse essere uno solo me lo tengo per me; ma se dovessero essere due, beh, allora chiederei che le sorelle gemelle di cui sopra venissero estirpate.

La Sagra è aperta. Anzi, molto aperta. Venite a trovarci: stasera, oltre ad Andrea Vitali, c’è anche una grande orchestra sotto le stelle.

R. B.


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