SAGRA, ULTIMA FRONTIERA. DAL DIARIO DEL DIRETTORE – GIORNO OTTO



13 agosto. Alla fine è esplosa. Avete presente una trasfusione? Il flusso delle auto sembrava inarrestabile, il ponte restava libero al massimo venti secondi e poi si riempiva di nuovo. Uno spettacolo. Lo spettacolo della Sagra. Poi capita che succede qualcosa che ti fa pensare: non siamo tutti uguali, non abbiamo tutti gli stessi pensieri, non siamo tutti pirla allo stesso modo. No, non fraintendetemi: quando mi definisco “pirla” intendo dire che cerco di rispettare le regole, grazie, prego, scusi e così via. E che mi dà fastidio, molto fastidio, quando vedo altri che le infrangono magari passandola liscia o, peggio, facendo la loro sporca bella figura. Questa gente mi sta sulle balle, e scommetto che anche a voi non ispiri simpatia.

Un incontro ravvicinato con uno di questi figuri mi è capitato ieri mattina. Arriva una macchina, a bordo una coppia. Gira attorno alla piccola rotonda che abbiamo realizzato dopo il ponte lato Sagra (nota ai miei amici parcheggiatori come “rotonda Benedetti”) e sistema lui, la morosa e il suo pezzo di metallo su ruote nell’area riservata ai disabili.

“Buongiorno, non può stare qui” gli dico esprimendomi in italiano pressoché perfetto e comunque facilmente intellegibile anche solo osservando il movimento delle labbra. “Perché?” mi chiede evidenziando un accento che non appartiene a nessuna delle contrade della penisola. “Vede il cartello? Ha parcheggiato in un’area riservata ai disabili”, gli spiego mantenendo la calma di un tasso in letargo. “Allora mi sposto un più in là” risponde mentre la morosa (spero non sia ancora diventata sua moglie) scende. “Anche più in là è per i disabili” dico io di rimando mentre il tasso, questa volta di adrenalina, cresce leggermente. “Ma quanti sono?” chiede. “Purtroppo sono in tanti, per cui per favore sposti l’auto”, gli rispondo non dando retta alla voglia di avvicinarmi. “Beh, allora sa cosa faccio? Vado a comprarmi un cartellino di quelli che hanno anche loro. Costa cinque euro, lo sa?”.

Cinque euro. “Faccia come vuole: solo non le auguro che poi le serva effettivamente”. “Non preoccuparti, sei più vecchio di me per cui servirà prima a te che a me”.

Sposta la macchina, se ne và e resto solo sulla mia rotonda a riflettere. Come un pirla. E senza cartellino.

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13 agosto. Ieri abbiamo deciso di prolungare di un giorno. Quindi chiusura il 16, mercoledì; lotteria e fuochi il 15 sera. Pensate sia facile aggiungere un giorno ad una macchina da guerra come la Sagra delle Sagre? Toglietevelo dalla testa, è maledettamente complicato, ma il Pucci quando ci si mette è un carro armato. Sono contento, glielo dico sempre, di averlo incontrato quindici anni fa. Lo considero come un fratello e, spero, sia un po’ così anche per lui.

Stamattina mi daranno il solito fogliettino verde: sopra ci sarà scritto un numero, quello delle auto registrate dalle nostre telecamere, quello che moltiplicato per 2,27 mi dirà quante persone ci hanno preso d’assalto. Sono quasi certo che mi stupirò e conto di stupire anche voi domani.

Adesso devo chiudere il diario quotidiano, c’è la Messa in Sagra. Penso che pregherò anche un po’ anche per quello che ha in tasca cinque euro e sta andando a comprare un cartellino azzurro, magari Chi può riuscirà a illuminarlo. Come vedete non c’è veramente  niente da fare. Pirla sono e pirla rimango. Ma contento.

Viva la Sagra.

R. B.


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