Bernardo Gianola: un articolo-letteradi Antonio Bellati per Valsassinanews



Giusto ieri, il nostro giornale raccontava di come fosse stata consegnata al 91enne Bernardo Gianola una pergamena commemorativa del 70° anniversario della battaglia di Nikolajewka. Bellati oggi ha inviato a VN una mail che inizia così: "Mi permetto inviare il seguente articolo con preghiera, se possibile di postarlo con urgenza. grazie".

Preghiera accettata, è anzi un piacere per noi. Ecco il suo testo dedicato al compaesano Gianola (e non solo):

IL DOVERE DI RICORDARE
Bernardo Gianola di Premana è uno dei due reduci della
Provincia di Lecco che ancora possono raccontare della
Campagna di Russia e della Battaglia di Nikolajewka: 26
Gennaio 1943

Classe 1922, II Artiglieria Alpina – Gruppo Bergamo.
A diciannove anni è partito per la Russia: – Facevo il conducente e dunque spesso
anche il maniscalco e pure il carbonaio, perché per preparare i ferri occorreva
anche il carbone per riscaldarli.

Bernardo, anni 91, è l’unico di Premana e, ormai, uno dei pochi in Italia che
possono raccontare, da testimoni, quelle lontane peripezie, che si trasformarono
ben presto in dramma, in tragedia collettiva, che coinvolse non solo gli Alpini là
nella steppa bianca, ma anche le madri, le spose, le famiglie tutte che, quella
tragedia, dapprima fiutarono e poi scopersero poco a poco nel non ritorno di figli,
di mariti, di fratelli, di amici… E fu una scoperta imprevista, dolorosa, incredibile,
che per di più lasciò in tanti cuori dei fili di speranza (sempre l’ultima a morire)
coltivati per lunghi anni, nel silenzio, magari nella preghiera.

Caro Alpino, volentieri ti saluto e ti faccio, con queste poche righe, i migliori
auguri.
Mi ricordo, sai, quella sera che mi raccontasti, tutto d’un fiato (due ore e mezzo) la
tua "Campagna di Russia":
– …Compivo vent’anni, quel giorno; sempre a piedi andavamo verso il secondo
fronte, sulle rive del Don. Arrivammo in un paesino dove avevan piantato la
forca. Erano stati i tedeschi; c’erano loro a comandare. Avevan preso tutta la
popolazione e l’avevano messa lì in circolo; noi fummo disposti alle loro spalle…
Avevamo i fucili puntati su quei poveri cristi… Ordine dei tedeschi: se si giravano
noi dovevamo sparare… Ne impiccarono dodici…

Sì, fin dall’inizio, dalle tradotte in partenza, quell’avventura fu una tragedia, fin
dall’inizio tutto era illogico per persone come te, come i tuoi amici, per le famiglie
che vi vedevano partire, per la Patria intera che da un anno ormai si trovava
schiacciata nella morsa di una guerra assurda, voluta, ancora una volta, solo
dai "Capi", dal "Capo".

– …Ci mandarono in linea a riportare indietro i pezzi anticarro. Abbiamo attaccato
i pezzi ai muli e via, un po’ a piedi, un po’ anche noi sui cannoni. Il freddo ti
faceva morire. Mi erano gelate le mani così, senza accorgermene. Mi mandarono
all’ospedaletto… Dopo qualche giorno le mani erano a posto. Fu la prova della
ritirata, dalla quale uscii solo con i piedi congelati.

– …Il Pinco e la Bagola erano i miei muli e con la slitta trascinavano tutta la
roba della fureria del Gruppo Comando del Bergamo, anche la radio; ricordo il
marconista: "Pronto pronto…" ma nessuno diceva più niente, altro che capisaldi,

c’è più nessuno qui.
– E sulla slitta c’erano anche dei feriti: "Oo mam, oo mam", si lamentavano… Mi
chiama il sergernte Buti: "Gianola aiutami a tirar giù il Colombo che è morto…"

Da tanti ho sentito il racconto di quei tragici giorni del gennaio di settant’anni fa.
Racconti di sofferenze indicibili, di gesti coraggiosi, di solidarietà sorprendenti; il
tutto sostenuto dal sogno di poter rivedere i propri cari, la casa, la Patria lontana;
erano racconti sempre esposti a fatica, quasi con ritrosia, col timore di non
esser creduti, perché quei fatti apparivano oggettivamente incredibili agli stessi
protagonisti.

Podgornoje, Rossosch, Postojalyi, Warwarowka, Nikitowka, Arnautowo
Nikolajewka. Ecco alcuni dei luoghi abbondantemente segnati dal sangue degli
Alpini in quei tragici giorni. Luoghi e fatti e persone che è giusto, è doveroso
ricordare.
Perché anche dalle pianure innevate della Russia, anche dal sangue di quella
gioventù inconsultamente mandata allo sbaraglio, è iniziata la rinascita della
nostra Patria, il riscatto del nostro paese.

Dopo tanto tempo è giusto accomunare quelle vittime, quegli eroi, con i tanti che
da oltre centocinquant’anni si sono sacrificati per l’Italia, in tutti i campi, in tutti i
sensi, per renderla migliore.
È giusto ricordare che anche il sangue sparso in terra Russa ha consegnato alle
generazioni successive, alle nostre generazioni, un lungo tempo di pace e di
prosperità.

Impariamo a non guardare solo all’oggi, cerchiamo di imparare le lezioni della
storia, che ci dicono non solo delle nostre carenze, ma anche delle nostre fortune,
che ci sussurrano, per esempio, che un settantennio di Pace è un valore che
controbilancia abbondantemente questa attuale stasi, questa crisi che dobbiamo
sopportare.
Ricordiamo e ringraziamo.
Grazie Alpino Gianola, grazie alpini tutti; siate sempre un esempio, ne abbiamo
bisogno.

Antonio Bellati

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Scrittore, personaggio di cultura e conservatore delle tradizioni premanesi, Antonio Bellati è nato a Premana nel 1941.
E’ sposato, con quattro figli. Ha compiuto gli studi di ragioneria presso i Salesiani di Sondrio.
A Premana ha esercitato l’attività di consulente del lavoro e di assicuratore.
Ha ricoperto vari incarichi pubblici e dirige dal 1964 il periodico locale "Il Corno".
E’ stato l’anmatore del gruppo che ha fondato e realizzato il Museo Etnografico di Premana.
Ha vinto diversi concorsi di poesia dialettale.
Nel 1988 è stato nominato Cavaliere della Repubblica Italiana. Ha pubblicato diversi libri di poesie dialettale.

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