LA MINI DISFIDA DEI MINI COMUNI: MOGGIO VS CASSINA PER L’ANTENNA DEI CELLULARI



Un bel film con Peter Sellers, intitolato "Il ruggito del topo" narrava di un improbabile principato stile Liechtenstein che dichiarava guerra agli Stati Uniti, e faceva un sacco ridere. Ma lì, oltre a trattarsi solo di una pellicola, il paradosso stava nelle dimensioni opposte dei due contendenti. Sull’Altopiano Valsassina invece, a ruggire i topi(ni) sono due e si chiamano da una parte Cassina e dall’altra Moggio. Paesi confinanti, rispettivamente di 485 e 484 abitanti (Istat 2012), insomma una specie di località unica che anzi più di qualcuno vorrebbe da tempo associare, se possibile con Cremeno e Barzio. E il filare d’amore d’accordo è un tratto distintivo che dura per anni, compresa l’intesa su quello che oggi è diventato l’oggetto del contendere: un terreno in territorio di Cassina, sfruttato da Moggio.

La storia inizia una decina di anni fa. Il problema è che la Rai si vede poco e male a Moggio; quest’ultimo Comune allora chiede ai vicini l’utilizzo di un’area, accanto alla strada verso la Culmine, "tattica" per illuminare quelle zone moggesi dove il segnale della TV nazionale non arriva dallo Zucco dell’Angelone. E Cassina, in amicizia, "concede". Il terreno viene impiegato da allora per far vedere la Rai a Moggio e anche in qualche abitazione cassinese dove questo non arriva.

Tutto tranquillo, all’insegna del "volemose bbene, siamo tutti valsassinesi". Magari…

La melassa che inzuppa questa bella storia dura una decina d’anni, il tempo cioè che Cassina "scopra" quello che ritiene un inganno bello e buono. Zitti zitti, dicono in paese, quelli di Moggio hanno aggiunto, accanto alle antenne televisive, pure quelle per la telefonia cellulare. E ci han fatto su, grazie ai canoni pagati da Tim e Vodafone, la bellezza di 200-220mila euro in un decennio (perché i telefonini sono un business, e quelle postazioni valgono un bel po’, specie in zone di montagna come le nostre).

A Cassina non va giù di avere scoperto solo grazie a una terza richiesta che su quell’area (di sua proprietà) si facessero soldi come dire "alle loro spalle". E per questo, di recente mette in piedi una bella controversia che passa attraverso primi contatti e proteste, poi un tentativo di mediazione nientemeno che nella sede della Prefettura – presenti i sindaci Combi & Combi – regolarmente fallita, infine un ultimo appuntamento che si terrà a breve davanti ad un giudice conciliatore (ma Cassina minaccia in caso di mancata risoluzione di rivolgersi addirittura alla Corte dei Conti). Dall’altro lato della barricata spunta un super avvocato come Umberto Grella, notissimo amministrativista al quale Moggio chiede un parere – certamente non gratuito. Il legale di Triuggio dà ragione ai suoi committenti e la controversia prosegue. Avvelenando gli animi tra due realtà talmente vicine e simili che si fa fatica a distinguerle e gli stessi abitanti si conoscono tutti. E sembrano non avere voglia di ripicche e polemiche.

Ma il business telefonico, quegli oltre 200mila euro che Moggio avrebbe incassato (indebitamente a detta di Cassina) fanno gola, specie in tempi di crisi. Le posizioni sono e restano contrapposte: se chi accusa sostiene di essere stato preso per il naso, perché il terreno è di Cassina e Moggio avrebbe "nascosto" l’affare dei cellulari, dall’altra parte rispondono che le concessioni alle compagnie telefoniche sono state rilasciate proprio dal Comune di Cassina – che dunque non poteva "non sapere",

Questione spinosa, come si vede. E per il momento senza sbocchi. Vista da fuori, rischia di apparire proprio una roba da "Ruggito del topo". Con l’aspetto peggiorativo del tempo (e dei soldi) buttati al vento in una fase in cui tutti auspicano unità e risparmi nella gestione della cosa pubblica.

 

 

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