PICCOLI EDITORI IN FIERA A BELLANO. A PREMI GLORIA DI PASTURO



“Ho saputo del concorso leggendo VN e anche se preferisco leggere che scrivere un amico mi ha aiutato e ho mandato il racconto”, un po’ timida Gloria  (nella foto), ma sorridente ci parla del suo secondo posto a Letteraliamente.

Il concorso prevedeva due categorie e le premiazione sono avvenute sabato nel corso della manifestazione al Pala Sole di Bellano, con la presenza di numerose persone e autorità. “Non ho potuto esserci” continua Gloria, 21 anni di Pasturo, “ma mi sarebbe piaciuto anche appunto perché mi piace leggere, anche se con l’università non ne ho sempre il tempo”.

I racconti selezionati dalla giuria inoltre sono stati raccolti in un’antologia dedicata, un’ulteriore piccola soddisfazione per la ragazza di Pasturo che potrà leggere e toccare con mano la sua storia, impaginata in un libro vero.
 

L’INCIPIT DI VITALI…

Via, Via! Si chiude!” La voce dell’oste con decisione spinse i compari in strada. “ Ma porc.. Che freddo!”, perentorio rispose il fumatore” “Abituati, perché da ora ci sarà da lavorare di notte!”
La notte porta consiglio ma nelle case del Barda, dei fratelli Tirano e del Mocet esi dormì poco quella notte e a poco servirono i mugugni delle mogli, stufe di sentirli rigirare nel letto. L’indomani incontro al molo, il giorno delle decisioni. E si doveva fare in fretta perché la discussione della sera prima era solo l’aperitivo di una scelta che si doveva fare.. Il cimitero! Costruire nel cimitero!

Il Mocet, sigaretta in bocca, prese in mano la situazione: “È deciso allora: i capanni li faremo nel cimitero vecchio, posizione perfetta, vista lago.. Fuori dal paese ma non troppo..” . I tre trasalirono: ma proprio il cimitero abbandonato doveva scegliere quella testa! “Bhe.. sì…” “In effetti… lì non ci disturba nessuno..” “un po’ di materiale già c’è..” “Certo che.. proprio lì..” “Basta!” urlo il Mocet “non fate le femminucce!  è deciso, i capanni si fanno lì perché li abbiamo venduti da quasi un anno! Va bene che li hanno preso i tedeschi, i foresti, ma ora non si può fare più finta di niente.. Anche perché, Vacca, uno è saltato fuori che è impegolato con il Capo.. e se quello ci becca che gli tiriamo il pacco ci spacca le gambe!”

Cose grosse e un brutto affare a Bellano. Quattro piccoli ladruncoli di polli che vogliono fare fesso il Capo.. Impossibile.. rischioso.. pericoloso! Urge una soluzione e cosa si inventano: costruire nel vecchio cimitero della frazione abbandonata: “ Certo al Capo non gliene frega nulla del posto:  cimitero,  Chiesa o bordello a lui basta avere il capanno per quel dannato tedesco con cui è impegolato!”  “E noi glielo daremo!”, sigaretta accesa e piano pronto: “Pomeriggio sopralluogo, stanotte primo trasporto, domani notte si inizia e nel giro di un paio di settimane ecco pronto il capanno del Capo per il crucco, Vista Lago!” semplice, lineare, perfetto.

A volte però tra la pratica e la grammatica… e se pomeriggio il cimitero sembrava un cantiere come un altro di notte l’atmosfera era lugubre, nebbiosa e poi “UHU UHU” quelle Vacca di civette.. da portarsi  la fionda! Notte dopo notte il lavoro procedeva e la brigata riusciva a tenere il tutto in segreto. Del resto le mogli non facevano domande perché erano abituate ad avere dei mariti non degni di tal nome e i lavori venivano camuffati di giorno per evitare improbabili sguardi di curiosi. Col passare dei giorni i quattro sembravano rilassarsi e trovare il sorriso quando ecco che una notte vicino ai resti della lapide dei caduti la terra sembrava essere smossa… Gelo… “Vacca!!” “Andiamo Via!” “Fermi!” Urlo il Mocet “Sarà stato un cane”.

I lavori continuavano distratti e con le orecchie tese e ogni cigolio sembrava interminabile.. “fru – fru”.. “ma chi è che gratta!!?” Scese la nebbia e nessuno seppe mai cosa sia successo in quella notte nel cimitero abbondonato. I rumori aumentarono e nessuno si curava più del Mocet che continuava a dire “Cani.. Cani..”. “Ma che vada a buttarsi nel lago lui e i suoi cani!” pensarono all’unisono gli altri tre che a gambe levate corsero via a rotta di collo.

L’indomani i fratelli Tirano fecero armi e bagagli e tornarono al loro paese originario, Tirano in Valtellina. Il Barda invece cadde in un continuo mutismo e dopo un breve soggiorno all’Umberto I scelse di non uscire quasi più. Se ne stava a casa, solitario, spaventato dalla sua ombra e con i lterrore che il Capo venisse a riscuotere la sua cambiale. E il Mocet? Semplicemente scomparve e di lui nel vecchio cimitero rimase solo un pacchetto di sigarette calpestato.. Pare che in quel cimitero quando scende la nebbia si senta odore di fumo, ma questa è un’altra storia.

 

 

 

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