RAZZISMO FIGLIO DEL BENESSERE: POSSIBILE NON VERGOGNARSENE E ”PERDONARCI”?



Proviamo a spogliarci dagli schemi e spostiamoci al lato delle barricate. Molti sono razzisti e non riescono a farne a meno. E’ un dato di fatto. Mi fanno paura le donne velate e se ne vedo sempre di più la mia paura cresce perché temo che un sistema così debole nella difesa dei diritti conquistati possa far regredire la libertà delle donne. Non mi sento più ‘a casa mia’, ossia il luogo dove i riferimenti sono certi e da me governati.

Da me governati… Abbiamo passato anni in cui SOLI davanti ai mezzi forniti dalla tecnologia ci siamo creduti protagonisti assoluti della nostra vita, ci siamo sentiti tutti potenti e in grado DA SOLI di gestire e difendere il nostro destino. Un individualismo spinto che ci ha diviso e indebolito.

"Ogni giorno dobbiamo rinnovare prestiti per un miliardo di euro": lo ha affermato Elsa Fornero, terribile ex ministro del lavoro del governo Monti in una intervista dopo aver lasciato il dicastero.
Che c’entra? C’entra che ogni giorno dobbiamo conquistare ‘la fiducia dei mercati’, quelli che hanno in mano il nostro debito e il nostro benessere. Ci tengono per le palle e dobbiamo pagare pure gl’interessi.

Ce la prendiamo con i profughi se non lavoriamo, se i giovani sono disoccupati, ossia con chi – come foglie trascinate e sbattute dal vento – è caduto qui perché scappato da situazioni peggiori delle nostre. E’ fuggito dalla fame che per fortuna l’Italia non ha conosciuto per molti decenni. I miei bisnonni sono stati migranti, uno in America, l’altro minatore in Belgio. Eppure ai soldati austriaci in ritirata nella prima guerra mondiale diedero pane o polenta, a volte furono ricambiati con la razzia, ma la fame era nota a tutti e per questo un tòcco di pane era offerto anche al nemico.

Temo che i veri responsabili della situazione in cui ci troviamo non siano molto visibili perché o sono morti (politici della seconda metà dell’altro secolo) o si trovano in begli uffici all’estero, sicuramente destinatari di un grosso stipendio.
Non ne conosciamo il volto, non ne vediamo il colore, né l’odore. 

Allora chi ha svuotato e svuota le casse italiane? I profughi? Quelli li vediamo perché ci sono vicini, sono la foglia di fico di un sistema che vuole mostrarsi umano. (Non mi riferisco ai volontari che invece l’umanità, vera, la mettono a disposizione).

Il Giappone ha un debito pubblico superiore a quello italiano: 236% di debito/Pil contro il 132,6% del debito/Pil italiano eppure sta in piedi e nessuno ne condiziona le politiche di spesa pubblica.

Il segreto? Il debito pubblico nipponico è in mano agli stessi giapponesi mentre quello italiano per il 50% è in mano a stranieri – non profughi. Ora mi chiedo come mai invece che aumentarci sempre le tasse e toglierci i servizi non ci fanno riacquistare il nostro debito pubblico? Sarei ben più contenta, invece di pagare l’aumento insito nella Tasi o delle tariffe dell’acqua, se mi venisse imposto di acquistare dei Bot o dei CCT di pari importo. Allora mi sentirei più ricca e veramente "padrona a casa mia". E invece spesso, nell’ombra, provo la percezione di essere derubata e pronta allo sfratto.

 

 

 

 

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