ESCREMENTI IN CHIESA: PER IL PARROCO DI BARZIO ”MEGLIO IL SEGRETO”



Settimane fa sterco umano è stato ritrovato depositato all’interno della parrocchiale intitolata a S. Alessandro. La vicenda, va detto, dilagava sussurrata in tutte le famiglie del paese ormai da giorni, ma dopo i clamorosi fatti delle croci divelte al parco della madonna di Lourdes a molti questa storia pareva solo una voce di quelle che spesso si creano dal nulla, legate all’emotività del contesto. 

Oggi il fatto è stato acclarato. E dopo aver dato spazio alle reazioni della popolazione raccogliamo le dichiarazioni del sindaco e del parroco. 

Ne fa un’analisi attenta il primo cittadino Andrea Ferrari, che da giorni aveva colto un "sentito dire" in paese: "Ciò che è accaduto è un fatto gravissimo, anche più grave del gesto precedente (precedente per la cronaca, anche se cronologicamente è avvenuto settimane prima, ndr) di offesa alla via crucis. La chiesa infatti ha orari di apertura ed è costantemente frequentata, mentre il parco della madonna di Lourdes è all’aperto e in posizione defilata rispetto al paese. Depositare escrementi in quel luogo richiede una consapevolezza diversa, come il desiderio di lanciare una sfida".
 
Ben diversa la posizione di don Lucio Galbiati che, dopo aver fatto intendere di non aver affatto apprezzato la scelta di Valsassinanews di diffondere la notizia, teme ora seriamente altri gesti di emulazione. "La madre degli imbecilli è sempre incinta, per questo si era deciso di tenere la cosa segreta. Ai cronisti fa comodo parlarne eppure dopo, quando la situazione peggiora, spetta al parroco gestire la vicenda".
 
Una presa di posizione netta quella del sacerdote, che traccia anche una differenza con i fatti della scorsa settimana alla grotta di Lourdes: "Le croci rotte erano lì alla vista di tutti, prima o poi se ne sarebbe parlato (forse anche perchè per giorni sono giaciute nel prato, ndr). La chiesa invece è un luogo circoscritto sotto la mia responsabilità, e il fatto era a conoscenza di pochi e così avevo auspicato che restasse".
 
Rispettando le preoccupazioni del responsabile della comunità pastorale è però necessario ribadire che l’atto di profanazione reso pubblico solo oggi ha preceduto di settimane i vandalismi alla via crucis. Allora la stampa non ne parlò, non venne quindi soddisfatto il desiderio di protagonismo del folle; né tantomeno qualcuno ebbe modo di pensare di emularne le gesta. Tuttavia giorni dopo le croci vennero divelte.
 
Al contrario il sospetto è che se a suo tempo si fosse parlato pubblicamente del primo atto, l’indignazione sollevata, e tutto ciò che ne sarebbe seguito anche dal punto di vista investigativo, avrebbe forse potuto scongiurare i vandalismi successivi. 
 
 
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