PIETRA TOMBALE SULL’ORO BLU DI BIANDINO. CRONISTORIA DI UN’ODISSEA AMBIENTALE



Stiamo parlando di un lascito ereditario dei precedenti governanti di Introbio che, è bene rammentare, hanno gestito con approssimazione e incoerenza l’intera operazione sin dall’inizio. Vediamo perchè con questa cronistoria (riportiamo la corrispondenza essenziale).

La richiesta di derivazione idroelettrica viene inoltrata in Regione dalla società “Energia Valsassinese srl”, con sede in Lussemburgo. Parte l’iter burocratico con la Regione che invia una lettera il 21 settembre 2010 al comune di Introbio, per un parere geologico riguardo alle opere che dovrebbero essere realizzate.

Non ottenendo risposta invia un sollecito il 25 gennaio 2011. L’allora sindaco Fernando Rupani, riunisce la Giunta l’8 febbraio 2011 per l’espressione di un parere. Tra gli Assessori c’è un vivace dibattito col rischio che la maggioranza vada a gambe per aria, per cui questa riunione viene annullata. Ufficialmente non è mai esistita.

Il 2 marzo 2011, Rupani esprime il parere favorevole sulla fattibilità geologica, il che consente alla Regione di trasmettere alla Provincia la pratica per gli adempimenti successivi. 

Un anno dopo, il neo assessore alla partita Riccardo Acquistapace, subentrato a Gianfranco Magni,  viene a sapere che la Provincia sarebbe prossima a rilasciare la concessione. Sollecitato anche da persone che hanno fortemente a cuore la vicenda, invia a questo ente, il 19 marzo 2012, una lettera nella quale rammenta che la Provincia stessa (18 gennaio 2011) aveva invitato il comune a non compromettere laghi, zone umide, sorgenti e cascate, e la Regione (Legge del 15 gennaio 2011) che tutela i “Geositi” di pertinenza municipale, e cioè tutte la cascate del torrente Troggia. Pronunciamento che Acquistapace era riuscito ad imporre, rischiando lo sfascio della sua maggioranza, in parte fortemente contraria (ovvero i sostenitori dei “lussemburghesi” che, in verità, sono italianissimi e potenti).

Contraddicendo sé stessa e non curandosi dei “Geositi” e dell’impatto paesaggistico, il 29 agosto 2012, la Provincia autorizza la concessione alla derivazione.

L’amministrazione comunale è costretta ad opporsi e inoltra il ricorso al Tribunale della Acque, il 14 novembre 2012, contro la Provincia di Lecco e la società “Energia Valsassinese srl”.
L’ente provinciale, allo scopo di rafforzare la sua decisione a favore della derivazione, indice una Conferenza di Servizi il 26 giugno 2014, ma si tira la zappa sui piedi. Non tiene conto che in quella sede la Soprintendenza ai Beni Paesaggistici presenta una lettera nella quale si esprime un  parere negativo alla concessione. Non solo, ma è cambiata anche l’amministrazione comunale, e il neo vicesindaco Lino Artusi, in quella sede, si dichiara nettamente a favore delle tesi della Soprintendenza.    

Una seria botta che successivamente induce la Provincia, il cui direttivo è nel frattempo decaduto in quanto prossimo ad essere rinnovato (la giunta Polano subentra il mese successivo), in data 11 settembre 2014, a respingere, di fatto, la concessione data precedentemente.  

Questa è una narrazione che merita un commento. L’atteggiamento schizofrenico della maggioranza comunale uscente, è interpretabile non solo a causa dell’oggettiva spaccatura interna ma anche e soprattutto per il fatto che non è ancora stato approvato il Piano di Governo del Territorio. E, come è noto, nessuno rinuncia mai a questo adempimento. Il resto sono solo chiacchiere.

Cosa può ora succedere? I lussemburghesi possono solo ricorrere in Cassazione ma, di questi tempi, è assai arduo che lo facciano, anche perchè sono venuti meno i contributi statali a favore delle imprese che costruiscono queste centrali.

Lunga vita dunque alla bellissima cascata della Bocca di Biandino!

Gianpietro Goggi

 

 

 

 

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