IL DOMENICALE DI R.B./I CUSTODI DEL PENULTIMO PARADISO



Oh, il tempo fuori è tremendo
ma il fuoco è così incantevole
e dato che non abbiamo un posto dove andare
lascia che nevichi! lascia che nevichi!lascia che nevichi!

(Let it snow – Sammy Cahn/Jule Styne – 1945)

Mi scrive una persona che so essere assidua lettrice del “Domenicale”.

“Voglio ringraziarla perché anche oggi le sue parole scuotono le coscienze”, dice, aggiungendo alcune righe da “L’urlo e il furore” di Faulkner.

“Sono lieto di non avere una di quelle coscienze che si devono sempre incoraggiare come un cucciolo malato”, è il terzo capitolo dedicato alla giornata del 6 aprile del 1928.

Toh che coincidenza: sono nato proprio il sei aprile e adesso mi chiedo se l’assidua lettrice lo sapesse oppure no e propendo per quest’ultima ipotesi.

Perché vi racconto questa corrispondenza privata? Perché oggi ho deciso di non tentare di scuotere coscienze e di prendermi una vacanza.

In un Posto Bellissimo.

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Cimone di Margno neveHo imparato a volergli bene sin da piccolo.

A dire la verità all’inizio mi faceva un po’ paura salire lassù aggrappato ad un filo a bordo di una rossa vettura volante spesso preda del vento che in Alta Valle quando soffia non fa sconti a nessuno, figuriamoci ad una piccola carrozza di metallo.

Poi mi sono abituato.

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Ad amarlo ho imparato un po’ più tardi, ma in modo definitivo, senza se e senza ma; un sentimento viscerale, tanto che quando ancor oggi vado da altre parti tra le nostre montagne getto sempre lo sguardo nella sua direzione per osservarlo, quasi a chiedergli scusa perché non ero andato lì.

Perché nel Posto Bellissimo la natura dà sempre spettacolo ed ogni stagione racconta la sua storia e lascia dentro di te i suoi colori e le sue meraviglie.

Perché nel Posto Bellissimo non ci sono auto che circolano, ma puoi arrivarci solo a piedi e per fortuna che è così, anche se so che non tutti la pensano come me, ma chissenefrega.

E perché c’è la Tenda dell’Anima, bianco santuario eretto nel posto preciso scelto dal Cardinale Montini per ricordare vite disperse lontano. E’ il nostro personalissimo Arlington, il nostro Muro del Pianto o, forse, solo la testimonianza che Cimitero di Rose non è unicamente una canzone, così come Signore delle Cime non è semplicemente una preghiera.

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BETULLE CHIESETTA SOTTO LA NEVESono stato anche fortunato, perché ho potuto viverci momenti intensi e straordinari.

Mi chiesero di fare lo speaker ed accettai, così entrai a far parte del Memorial Burini, le gare di sci alpino più importanti mai disputate dalle nostre parti.

Le piste erano due: una, quella “dol speciaal”, si chiamava (e si chiama ancora) Morosoi (che poi sono i rododendri); l’altra, quella “dol gigaant”, Cuccher, perché lì da quelle parti c’era (e c’è ancora) un posto chiamato Piazza Cuccher, oltre al famoso “Solt dol Peo”, ma questa è tutta un’altra storia.

La causa fu la tragedia che portò via con sé a vent’anni Roberto Burini, astro nascente dello sci italiano, e Lella Rupani, la sua morosa; l’effetto furono due testimonial d’eccezione e cioè Claudia Giordani e Gustavo Thoeni, il quale affermò che la Cuccher era uno dei tracciati tecnicamente più spettacolari e tecnicamente validi per un gigante che lui avesse mai visto.

Così iniziò un’avventura alla quale solo una bastarda siccità mise fine assieme a buona parte del futuro dell’Alta valle.

Tomba e NierlichNel frattempo avevo visto un certo Markus Jenny, austriaco che correva per il Libano, battere un ragazzone bolognese con i capelli neri per aria ed un cognome che già lasciava presagire il suo futuro: Alberto, di lì a poco, li avrebbe sotterrati tutti.

E poi avevo conosciuto uno che se ne avesse avuto il tempo avrebbe scritto pagine e pagine di Storia dello sci. Si chiamava Nierlich, Rudolf Nierlich, e prima di concludere la sua breve vita avrebbe vinto tre medaglie d’oro ai mondiali e sarebbe salito 23 volte sul podio in Coppa del Mondo, di cui otto sul gradino più alto.

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Erano i tempi in cui c’era il “Grande” che non era un uomo alto due metri bensì uno skilift con un ultimo tratto talmente in pendenza che tutte le volte quando scollinavi ti facevi il segno della croce; e, un po’ più indietro nel tempo, c’era anche il “Medio” a lato del quale avevano messo le luci e si poteva sciare anche di notte. Fantascienza? No, lungimiranza.

Risultati immagini per Cimone margnoE poi cosa posso dire del Muro, il mitico Muro? Lì sì che si vedeva se sapevi sciare, altro che quei pianoni fuori in Bobbio o in Artavaggio.

“Se impari a sciare alla Betulle – era il mantra – puoi sciare dove vuoi”, e se vai a vedere il Muro non puoi che essere d’accordo.

L’alternativa era il Presepe: non seguivi una stella e non trovavi una capanna ma potevi farci delle belle curve e sbucare là dove una volta arrivava il Medio prima di lanciarti a capofitto verso il Piano.

La mia meta preferita, però, era il Cimone ed il suo panorama mozzafiato da godere scendendo in fuori pista verso Ortighera, poi giù verso le Piazze di Crandola e giù ancora fino a Margno.

Già, proprio fino a Margno: un sogno.

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FUNIVIA MARGNO BETULLEAdesso capita che un gruppo di giovani abbia deciso di tentare di scrollarsi di dosso decenni di diatribe, alterchi, discussioni e deleterie zuffe personali che hanno spesso tragicomicamente popolato il Posto Bellissimo.

Hanno scelto di rischiare mettendosi in gioco in prima persona, e in una Valle dove si buttano via milioni di euro per delle cazzate che restano chiuse o inutilizzabili, si finanziano sperperi senza futuro e si continua a dar spazio a personaggi che sarebbe meglio emigrassero in qualche Paese lontano, ciò rappresenta un inaspettato e per certi versi sorprendente raggio di sole.

O quantomeno, come diceva un professore che avevo alle medie, “un barlume di speranza”.

Dico loro che hanno scelto di assumersi un compito arduo ma nello stesso tempo entusiasmante per svolgere il quale dovranno prima di tutto comprendere, per evitarli, gli errori del passato oltre, ovviamente, augurarsi (come ci auguriamo tutti) che finalmente nevichi come Dio dovrebbe comandare.

Dopodiché, da queste righe che valgono quel che valgono, li nomino ufficialmente custodi.

Se non dell’ultimo, almeno del penultimo Paradiso.

Buona domenica.

BENEDETTI TESTINA
Riccardo

Benedetti

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