DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO: QUARTA DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI



Nel Vangelo di questa domenica Gesù ci porta a riscoprire il significato della Messa che celebriamo. La prima cosa che ci dice è che l’Eucaristia, cioè la Messa, è anzitutto dono: il Padre che ci dona il Figlio e il Figlio, cioè Gesù, che, in obbedienza al Padre. dona la vita per noi: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”. Ma questo segno che esprime la vita di Gesù donata per noi, Gesù ci invita a mangiarlo: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’’uomo non avete in voi la vita”, suscitando lo scandalo dei Giudei che dicevano: “Come può costui darci la sua cane da mangiare?”.

È la domanda che anche noi ci poniamo, anche se con altre parole: “Perché mangiare quel pane che è la carne di Gesù? e cosa significa?”.

Gesù ci invita alla concretezza di questo gesto che non varrebbe nulla se fosse solo un gesto materiale e non fosse anche l’espressione di una comunione di intenzioni di vita e di volontà con Lui.

Gesù non disdegna i segni materiali: accogliere il segno dell’Eucaristia, cioè riceverla in quella che noi chiamiamo “comunione”, significa accogliere il dono della vita di Gesù data per noi in obbedienza al Padre, e accettare di vivere anche noi la nostra vita nel compimento della volontà del Padre: così si è davvero in comunione.

Abbiamo bisogno tutti di riflettere seriamente a questo: chi lo riceve nell’Eucaristia perché pensi a cosa essa significa e la riceva con la dovuta serietà; chi non la riceve a che cosa lo trattiene dal farlo, perché spiace sempre dire “No, grazie” a chi ti porge un invito come questo.

Con quali sentimenti dobbiamo allora accostarci alla Comunione?

Anzitutto di fede e di ringraziamento, riconoscendo che quel pane consacrato che ci viene offerto è il Corpo di Gesù: “Questo è il mio corpo offerto in Sacrificio per voi e per tutti”.

Consapevoli della sproporzione che c’è sempre fra la bontà di Gesù e noi, non possiamo non dire con sincerità le parole che ci propone la Liturgia: “Io non sono degno di partecipare alla tua mensa”,
ma anche continuare e dire con fiducia: “ma dì soltanto una parola e io sarò salvato”: ha detto di essere venuto non per i giusti, ma per i peccatori.

E se avvertissimo in noi qualche disordine grave che non ci permette di riceverlo nell’Eucaristia, Gesù ci offre il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Confessione. “Chi mangia la mia carne rimane in me e io in lui”: mangiare è il gesto di un momento, ma rimanere è una presenza che si prolunga, perché dia frutti nella nostra vita.

 

Don Gabriele
Vicario parrocchiale

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