DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO: QUINTA DOMENICA DOPO PENTECOSTE



Nel Vangelo di oggi, che parla di come seguirlo, Gesù si presenta particolarmente esigente. Il Vangelo ci presenta la figura di tre possibili discepoli e per ciascuno Gesù mette in evidenza una condizione ed esigenza di come seguirlo. Il primo, è l’uomo stesso che si offre di seguirlo, ma Gesù lo mette in guardia: è come se gli dicesse: “Pensaci bene, seguirmi non è una vita agevole: non ho un posto dove posare il capo”. È invece Gesù a dire a un secondo: “Seguimi”, e questi gli chiede di poter prima seppellire il proprio padre. Sembra durissima la risposta di Gesù: “lascia che i morti seppelliscano i loro morti”, come a dire che Gesù e il Regno vengono prima anche dei legami più sacri.

Anche al terzo uomo, che gli chiede di poter prima salutare i propri familiari, Gesù risponde con durezza: “ Chi mette mano all’aratro e poi si volta indietro non è adatto per il regno di Dio”: cioè, presa una decisione non bisogna più tentennare o rimpiangere il prima.

Abituati come siamo a pensare a Gesù paziente, umano, ci sorprende di vedere oggi questa sua esigenza senza sconti e ci chiediamo: perché?

In realtà, questo Vangelo, prima ancora di dire le esigenze del seguire Gesù, dice come Lui stesso è stato ed ha vissuto.

Il “pensaci bene” detto al primo uomo ci ricorda il digiuno nel deserto con il quale Gesù si è preparato alla sua missione.

La richiesta di mettere Dio prima anche dei legami più sacri ci ricorda come anche Gesù mise Dio prima di Maria quando lo cercava: “Chi è mia madre? Mia madre e miei fratelli sono coloro che fanno la volontà del Padre mio”.

La decisione richiesta al terzo ci fa pensare alla decisione con la quale Gesù si incamminò verso il compimento della sua missione, nonostante il “non sia mai che ti accada questo” di Pietro.

Ma perché mettere Dio e la sua volontà prima dei nostri sentimenti più umani?

Perché al cuore di Dio e della sua volontà ci siamo noi e così troviamo la nostra vera gioia.

Come l’ha vissuta anche Gesù: gioia per la vita, per le persone buone, per il dovere compiuto bene, per un amare senza rancori; gioia data anche a noi dal vivere nell’amore del Padre.

Don Gabriele
Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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