COMUNITÀ MONTANA: L’EX PRESIDENTE MOLTENI NON LE MANDA A DIRE: “POCA PASSIONE A LAVORARE PER IL TERRITORIO”



VARENNA – Iniziamo oggi un giro di opinioni sulla situazione e le prospettive dell’ente “sovracomunale” per eccellenza del nostro territorio: la Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino Riviera. Ad essere interpellati, alcuni ex presidenti di questo organismo che nel tempo è venuto a perdere smalto e protagonismo.

Iniziamo da Carlo Molteni – alla guida della CM nel periodo 2005-2008.

Prima domanda sulla attualità, con l’ultima notizia in ordine di tempo ovvero la nascita del raggruppamento “Comunità al centro”.

“Sulla costituzione di un nuovo Gruppo in Comunità Montana esprimo più che altro, delle riflessioni che l’esperienza da presidente di questo ente ha potuto fornirmi, oltre, chiaramente, a una considerazione personale che, credo, allo stato delle cose, potrebbe essere di aiuto. Le vicende comunitarie si sono spesso caratterizzate da movimenti ondivaghi all’interno di maggioranze che reggevano l’ente. A volte questo fatto è stato un bene, altre volte queste “costituzioni” sono rimaste fine a sé stesse. I tempi e la struttura della Comunità Montana sono cambiati, in particolare la composizione dell’assemblea ha subito una “rivoluzione”. Non ci sono più oltre 80 componenti dei diversi Comuni appartenenti ma, ora, la rappresentanza spetta ai Sindaci, quasi come un consiglio comunale di media composizione. Meglio, peggio? Ai posteri l’ardua sentenza, anche se, in questi anni, la sentenza non l’hanno data i posteri ma gli amministratori dell’ente”.

Ma come “percepisce” la CM al giorno d’oggi, che sensazioni le trasmette il governo di questo ente?
undefined“Personalmente vedo poca passione a lavorare per il territorio. Una delle peculiarità per cui la Comunità Montana è stata creata. Cuscinetto importante e portatore degli interessi e delle necessità di una particolare fascia di territorio regionale. La visione lungimirante di Pietro Pensa fu di riunire, sotto un unico ombrello, realtà con prerogative diverse per far sì che, interagendo attraverso le loro specificità, potessero divenire un’unica, solida ed importante realtà. Purtroppo, non c’è mai stata una vera unità di intenti, ognuno, a seconda della posizione che ricopriva in seno all’assemblea cercava di “tirare acqua al suo mulino” e chi avrebbe voluto e voleva spogliarsi della casacca politica o del proprio Comune per far beneficiare la territorialità dell’Ente, non era gradito. La polemica tra lago e montagna ha molto caratterizzato l’operatività dell’Ente. Parlo per esperienza personale”.

La politica, appunto. Torniamo a questa ‘fazione’ interna appena nata…
“La nascita di un nuovo gruppo in seno all’assemblea siamo sicuri che porterà benefici all’intera Comunità Montana, o magari è sintomo di un malessere finalizzato ad aver più visibilità o potere? Queste domande, uno come me, che ha fatto politica sul territorio per molto tempo, se le pone doverosamente. La mia impressione è, che in questo modo, polverizzando maggioranze già poco coese tra loro, non si faccia l’interesse dell’ente ma, al contrario, esso viene minato ulteriormente. La polemica, da sempre latente, che la Comunità Montana sia un ente inutile da parte di amministratori di ogni colore politico e di ogni tempo, contrasta con coloro che in questo ente hanno sempre creduto, ci hanno investito tempo, volontà e passione per farlo uscire da quel pericoloso tunnel dell’indifferenza. Ora, per me, siamo arrivati un po’ alla frutta“.

Che differenze vede tra l’ente di oggi e quel che è stato “nella storia”?
“Da tempo in Comunità Montana non ci sono più gli amministratori che lavorano per il territorio. Si è notato negli ultimi decenni una sorta di disinteresse forse dovuto anche al fatto che lavorare solo per la gloria, a non tutti va bene. In assemblea della Comunità Montana, secondo me, dovrebbero sedere solo i sindaci. Essi sono statati eletti dai loro concittadini perché ritenuti capaci di sviluppare un programma e, questa capacità, deve essere messa al servizio della Comunità Montana, in una sorta di unico consesso senza divisioni politiche ma costruttivo con un programma unitario e condiviso, senza divisioni Lago/Montagna ma indirizzato esclusivamente al benessere ed alla crescita della Comunità cui ognuno fa parte integrante. Nessuna delega. Penso sia possibile che una trentina di persone, ritenute idonee ad amministrare dai loro concittadini, possano, anzi, debbano trasferire anche nell’assemblea della Comunità Montana quella capacità e maturità che hanno sicuramente promesso nel corso della campagna elettorale dei propri Comuni. O forse mi sbaglio?”.

S. T.

(Continua)

 

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