IL DISASTRO DI TARTAVALLE: TRA SOCIETÀ FALLITE E IN FALLIMENTO, MILIONI AL VENTO E LAVORATORI IN CREDITO



TACENO – Fa male ripercorrere alla luce dei fatti più recenti i 10 anni di vita di un progetto originariamente eccellente e sulla carta in grado di rilanciare un territorio, diverse produzioni e la vocazione turistica dell’area in questione – nonché potenzialmente ricco di prospettive anche lavorative per la nostra Valsassina e i dintorni. Invece purtroppo si deve constatare che tra il 2007 e oggi il grande disegno del recupero delle antiche terme, gloria imprenditoriale e turistica, è andato come si suol dire a farsi benedire.

Tribunale di Lecco entrataDi queste ore la notizia del fallimento decretato dal Tribunale di Lecco per la “Antica Fonte di Tartavalle srl“, una società ricca di storia e dal grande passato, quella fondata nel lontano 1839 ma soprattutto la detentrice di un patrimonio non soltanto negli annali: la concessione perpetua per l’acqua minerale. Un “asset” rilevantissimo che adesso rischia di andare perduto con il tracollo della Srl.

Risultati immagini per terme di tartavalleMa la situazione di Tartavalle è ben più complessa e vede agire nel variegato panorama economico produttivo e finanziario, spesso intrecciato, ben 4 soggetti. Il più antico è quello fallito, mentre è in concordato preventivo dal 5 marzo la Spa, proprietaria di un altro elemento importantissimo: gli immobili di Tartavalle.

Sullo sfondo, ancora altre due società, frammentate e frutto della divisione dei protagonisti originari del progetto: la Tartavalle Srl e le Fonti di Tartavalle (qui impegnati il valsassinese Pomi, il milanese Casarini, un valtellinese e un socio marchigiano). Prospettive difficili per tutte le compagini in gioco e situazione davvero al minimo per le produzioni ormai saltate e i grandi sogni di sviluppo.

Resta il bel pub, ora affidato a dei gestori di Alzano Lombardo, ma certo il disegno complessivo sembra tramontato e il rilancio delle famose Terme di Tartavalle ha visto “bruciare” svariati milioni di euro. E parecchi posti di lavoro. Due ex dipendenti che hanno fatto causa – vincendola – rivendicano circa 100mila euro di arretrati, altri soldi li avanzerebbero alcuni lavoratori entrati in scena successivamente. E come detto, c’è pure il rischio, sembra piuttosto concreto, di vedere svanire la storica e molto concreta concessione per le acque minerali.

Un ben triste epilogo per un’epopea durata quasi 170 anni e apparentemente destinata a vedere scritta (male) la parola fine.

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