EDITORIALE/IL ”DARE E AVERE” DELLA NOSTRA CARA VALSASSINA



Cara Valsassina, ti scrivo per dirti quanto sei cara. Oggi tanto cara, se vista che so da Villa Locatelli, un posto dove diventano matti per reperire i soldi necessari a riaprire la Provinciale tra Pagnona e Tremenico e ancor più a farsi dare i fondi per sistemare la clamorosa voragine del bivio di Cremeno. Cara, sì, perché è ben noto che in montagna esistono le frane (meno "naturali" certi buchi nei quali sprofondano le strade, ma questo è un altro discorso) e dunque se si vuol far vivere questa amata Valle si deve essere disposti a pagare. Magari con quelle stesse tasse che la gente di qui – non dimentichiamocelo MAI – versa per avere in cambio servizi, a partire proprio dalle strade.

Ora, rischiamo di essere tacciati di populismo e di scadere nella demagogia, ma davanti alle emergenze sempre più ricorrenti, di fronte a Provinciali che restan chiuse per mesi, a frane e smottamenti, a manutenzioni mai fatte e a costi che lievitano anche per l’incuria generale, ci viene da dire due o tre cosette, fuori dai denti. La prima è che se "in pianura" qualcuno pensa ai valsassinesi come pochi montanari rompiballe beh è meglio che faccia un attimo di mente locale e si ricordi che gli stessi valsassnatt non solo contribuiscono fiscalmente ma ci mettono anche qualcosina… Il brianzolo o il milanese di turno viene qui e trova negozi aperti la domenica, frescura estiva e neve invernale, bellezze naturali ancora poco compromesse, una pista ciclopedonale invidiata (almeno da Pasturo in avanti); malgrado la crisi imperante, ancora qualche fabbrica o ufficio dà lavoro pure alla gente di giù e Ballabio ormai è il "quartiere alto" di Lecco (ma anche Cremeno e altre località ospitano i fuggitivi dalla famosa pianura).

Troppo aulici? Torniamo alla vil moneta, va: quanta acqua forniamo, dalla nostra bella Valsassina? E a che prezzo? Qui si produce l’ "oro blu" ma poi lo si paga paro paro, come a Lecco e Merate. Per decisioni che alla fine vengono imposte e sulle quali i montanari non possono incidere. Anzi, l’acqua di qui piace così tanto che vari "investitori" con tanto di sedi in paesi tipo Lussemburgo eccetera vengono su a prenderla, depauperando i nostri torrenti e cascate.

Ecco, questo danno (e non solo) i montanari. Chiedendo non "poco" ma IL MINIMO. Di potersi spostare, di avere il diritto di andare al lavoro e a scuola senza fare il giro del mondo, di non rischiare di vedersi franare in testa le belle ma sassose montagne sotto alle quali hanno la pretesa di vivere. Solo questo. Magari senza metterci 60 anni come er l’eterna (nelle attese) Lecco-Ballabio.

Adesso siamo davanti ai balletti delle istituzioni che un po’ (non) ci sono e un po’ (non) ci fanno. Assistiamo all’autentica elemosina chiesta da Lecco (Provincia) alla Regione, con la richiesta di 580mila euro per i grandi lavori da almeno un milione al bivio di Cremeno e la mancanza di prospettive per gli oltre centomila che servono a Pagnona. Un milione? Un milione e mezzo? Ma quanti cavolo di euro pagano puntualmente i nostri contribuenti allo Stato? Quanto aggiunge la Valsassina con le tasse sulle seconde case che versano sì dei non-residenti ma si riferiscono a mattoni edificati qua e a servizi che i NOSTRI Comuni devono erogare?

Se fate queste domande a dieci abitanti della Valle presi a caso, dieci vi risponderanno che a loro poco importa di Ville Locatelli e Pirelloni, di esattori delle tasse e governi Renzi, di enti che paiono tanto lontani (ma si fanno vicinissimi quando si tratta di farsi pagare imposte e balzelli vari). A tutti loro, a noi, basta che le cose funzionino ma soprattutto che quanto si paga, in qualche modo "torni indietro".

E allora, all’approssimarsi di due scadenze elettorali (ma "di secondo livello", cioè per le quali guarda un po’ non sono direttamente i cittadini a votare ma i loro rappresentanti, sindaci e delegati) ovvero a poche settimane dalla nascita della "nuova" Provincia e dalla nomina dei vertici della Comunità Montana non ci resta che richiedere a gran voce e sì, un po’ da populisti, che questo territorio smetta di essere valutato per il numero dei suoi abitanti (pochi) e venga considerato in funzione delle sue dimensioni geografiche ma soprattutto delle sue specificità.

Apriamo una vertenza Valsassina, che è ora e tempo. Adesso, subito. Prima e meglio durante la fase di cambiamento(?) delle istituzioni che ci governano.

VN
 

 

 

 

 

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