DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO: SESTA DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DEL BATTISTA



Nel Vangelo di questa domenica Gesù ci propone una parabola per parlarci del Regno dei cieli: non è un discorso di giustizia sociale come lo può fare un sindacalista. E’ la parabola del proprietario di una vigna che esce a ogni ora del giorno per assumere operai per la sua vigna e alla fine paga tutti alla stessa maniera, come aveva pattuito con quelli della prima ora.

Ai nostri occhi questo particolare appare il più evidente di tutta la parabola; ma in realtà il messaggio principale è la bontà di quel padrone, che rappresenta la bontà di Dio.
Noi ci guardiamo bene dal criticare, almeno ad alta voce, il modo del padrone di pagare tutti gli operai nella stessa misura.

Abbiamo bisogno di liberarci dalla logica del dovere, del merito, della produttività, della giusta retribuzione per avvicinarci ad accettare l’incomprensibile grandezza della generosità di Dio.
San Paolo oggi ci ha ricordato che la salvezza, cioè partecipare al Regno dei cieli, per tutti noi è dono di Dio: non viene dalle nostre opere, ma dalla fede, perché nessuno possa vantarsene.
San Paolo parla della tentazione di vantarsi, Gesù parla dell’invidia: dobbiamo riconoscere che sono tentazioni che abbiamo anche noi e dalle quali solo guardando seriamente a Gesù crocifisso, Gesù ci può guarire: chi può vantare meriti davanti a Lui?

La parabola ci dice anche come Dio inviti tutti a lavorare nella sua vigna, cioè per il suo Regno: chi è discepolo dalla prima ora e chi è arrivato all’ultima ora.

E’ la fatica che spesso segna le nostre comunità: non perché uno ci lavora da più tempo deve sentirsi un privilegiato o ambire a una maggiore considerazione rispetto a chi è arrivato dopo.
Anche per la ricompensa finale nel Regno dei cieli nessuno potrà contare su anzianità di servizio o privilegi. Non dobbiamo dimenticare le parole di Gesù: “Gli ultimi saranno i primi, e i primi saranno ultimi”.

La parabola accenna solo velatamente al possibile rischio degli ultimi: la negligenza.
E’ esplicita nell’indicare il rischio per i primi: la pretesa, l’invidia: atteggiamenti che non permettono di comprendere la bontà assolutamente gratuita di Dio.

Se invece avremo saputo gioire insieme, operai della prima e dell’ultima ora, se non saremo stati invidiosi gli uni degli altri, allora ci accorgeremo di avere ricevuto tutti più di quello che ci saremmo aspettati.

Don Gabriele
Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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