INTROBIO, ALESSIA PAROLI RACCONTA L’ESPERIENZA MISSIONARIA IN THAILANDIA PER I 100 ANNI DI FRATEL FELICE



INTROBIO – Una serata partecipata e ben organizzata dalla Commissione Fratel Felice, in collaborazione con la parrocchia e il gruppo missionario quella che si è tenuta a Introbio in occasione del centenario della partenza di fratel Felice Tantardini per la Birmania. Un momento di preghiera intenso nella chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate. Dopo il rosario missionario curato da padre Giampiero Beretta, il momento più autorevole è stato la testimonianza di Alessia Paroli (in copertina),ritornata dalla recente esperienza in terra di missione in Thailandia, un progetto di Giovani e Missione caldeggiato dal PIME. Al termine è stata distribuita a tutti i partecipanti l’immaginetta-ricordo del centenario della partenza di Fratel Felice e i seminaristi hanno fatto una foto ricordo con il pronipote del Venerabile.

Proponiamo un breve riassunto di Alessia Paroli. Il testo completo lo potete scaricare qui

Innanzitutto, vorrei ringraziare il gruppo missionario per avermi invitata stasera e per avermi chiesto di portare la mia testimonianza riguardo la mia breve esperienza di missione. A luglio sono partita con e grazie al Pime per un mese di esperienza in missione in Thailandia. La mia partenza è frutto di un cammino che il Pime offre ai giovani dai venti ai trent’anni, il cammino di Giovani e Missione, ed è frutto anche di un desiderio che coltivavo già da qualche anno, ossia quello di provare ad andare oltre, uscire dai confini di me stessa e al di fuori della nostra bella Valle, per conoscere e mettermi in gioco; E così a giugno 2021, dopo due anni di Giovani e Missione senza missione, il cammino è terminato, non si poteva andare avanti all’infinito, seppur a malincuore.

A gennaio di quest’anno però, in modo inaspettato e imprevisto, riceviamo una mail dall’equipe animatori di Gm in cui ci annunciano che probabilmente, visto l’allentamento delle restrizioni, durante l’estate si intravede la possibilità di riuscire a partire. E così ci rimettiamo in pista, riprendiamo gli incontri, ad aprile ci affidano i compagni di missione e ci comunicano la destinazione: io, Giulia e Serena siamo destinate a Thoet Thai, nord della Thailandia.

Non abbiamo potuto scegliere noi la destinazione, né tanto meno i compagni: ed è stato questo il bello dell’affidarsi.
L’8 luglio siamo partite, con un viaggio di due giorni e con un miscuglio di emozioni, ansia, paura, ma anche e soprattutto eccitazione e curiosità, verso quel nord della Thailandia che ci aspettava e che per tre mesi avevamo solo immaginato e anche un po’ sognato.

A Thoet Thai siamo state accolte da Padre Paolo e Padre Valerio nella loro missione: un centro parrocchiale con un ostello per bambini dai 6 ai 16 anni. I primi giorni ci siamo buttate in pieno nello stare con i bambini, abbiamo organizzato giornate di giochi, balli e attività, nonostante la lingua, che al momento ci sembrava un ostacolo enorme e insuperabile (il thailandese è una lingua davvero difficile e ovviamente per noi incomprensibile).

In realtà, alla fine del mese, la lingua sembrava essere passata in secondo piano: con i bambini giocavamo, ridevamo e ci intendevamo…e sembrava che la diversità e l’incomprensibilità della lingua non esistesse; Abbiamo giocato con loro e ci siamo messe in gioco per loro, abbiamo inventato e ricostruito giochi, ci siamo improvvisate cuoche organizzando dei laboratori di cucina con i bambini, ci siamo riscoperte persino imbianchine e artiste pitturando una parete della loro biblioteca, ad esempio; lavoretti vari al centro non sono mai mancati: ciò che c’era bisogno di fare, facevamo.
Ma la missione non è stata solo bambini: è stato anche visitare, conoscere e vedere luoghi, famosi e meno famosi (siamo state ad esempio al confine con il Myanmar, che è davvero poco distante da dove eravamo noi, e che è tutt’oggi ancora chiuso. Missione è stata l’incontro con altre culture, con un altro mondo, con un altro modo di vivere e vedere la vita, non solo con quello thailandese e Akha ma anche con il mondo buddista e persino cinese; E dato che gli ospiti sono molto importanti per loro, alla fine di ogni celebrazione venivamo invitati a cena da una famiglia: così potevamo assaporare il loro modo di vivere e le loro tradizioni più autentiche.

La missione però è stata tanto anche confronto, dialogo, riflessione, convivenza, e mettersi a nudo per quello che si è: questi momenti tra noi compagne di missione e con Padre Paolo sono stati una vera ricchezza.

Alla fine di questo mese, che cosa è stata per me la Thailandia? È stata incontro, è stata avventura (perché di avventure ne abbiamo vissute tante), è stata scoperta, è stata bellezza e stupore, è stata mettersi in gioco.

Grazie alla Thailandia, grazie a Padre Paolo e a Thoet Thai che ci hanno accolte, grazie al cammino di Giovani e Missione e grazie al Pime per averci e avermi dato questa opportunità.

I seminaristi del Pime con il pronipote di fratel Felice

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