DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA 3ª DOMENICA DOPO PENTECOSTE



Il Vangelo di questa domenica è posto al termine dell’incontro di Gesù con Nicodemo, un maestro di cose religiose, eppure non credente come lo voleva Gesù. Argomento principale di quell’incontro era stata la fede in Gesù, e anche in questo Vangelo Gesù dice: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. A noi, uomini del fare, sembra strano che Dio ci chieda, come cosa principale per la nostra salvezza, di credere in Gesù, il Figlio da Lui inviato, e non delle cose da fare.

Nascono allora alcune domande: Cos’è dunque per Dio la fede in Gesù? Cosa significa credere?

Credere non è solo un atto della nostra intelligenza che riconosce che Dio esiste: questo è il presupposto, ma non basta, perché anche il demonio sa che Dio esiste.

Il credere che domanda Dio è credere al suo mistero di amore come Gesù ce lo ha rivelato con le parole ricordate e con la sua stessa vita, e crederlo non solo con l’intelligenza, ma aderirvi con il cuore e con la vita.

La fede che Dio ci domanda non si limita al credere che Lui esiste, ma:

è anzitutto un atto di amore riconoscente verso di Lui che per primo ci ha amati,
è un atteggiamento di umiltà, invece di tutto ciò che in noi è motivo di vanto,
e di consegna a Lui di noi stessi e della nostra vita.

Siamo come un figlio che conosceva bene sua madre: la vedeva, vedeva le sue fatiche, usufruiva dei sui servizi, ma non si era mai affacciato al suo cuore per cogliere i suoi sentimenti: e ora, finalmente, la capiva e sentiva che poteva solo esserle riconoscente, e amarla con il cuore e nella concretezza della vita: cose che capitano, a volte, quando la mamma non c’è più, ma lei l’aveva messo nel conto e accettato che il suo amore poteva forse germogliare nel cuore del figlio quando lei non ci sarebbe stata più.

È solo quando iniziamo ad addentrarci in questo amore di Dio che avvertiamo quanto siano fuori posto le nostre divisioni, il nostro orgoglio (di ogni genere, anche quello religioso), e tutto in noi diventa umile riconoscenza verso Dio: sentimenti che, se sono veri, diventano amore anche verso i fratelli.

Quando è così, la fede non è solo giusta e doverosa in quanto siamo creature di fronte al Creatore, ma dà anche fiducia e gioia perché ci sentiamo figli amati dal Padre.

 

Don Gabriele
Vicario parrocchiale

 

 

 

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