DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO: NONA DOMENICA DOPO PENTECOSTE



È vero che nelle case di allora non c’erano le solette di cemento armato, e i tetti com’erano? Ma comunque si fa presto a dire, come nel Vangelo di oggi: “Scoperchiarono il tetto e calarono il lettuccio con il paralitico davanti a Gesù”. Verrebbe da dire: “Incredibile! Come hanno fatto?”. Ma altrettanto incredibilmente grande deve essere stata la forza dell’amicizia fra quegli uomini e il paralitico, e la loro fiducia in Gesù. E Gesù, “vedendo la loro fede”, risponde in modo inatteso e non richiesto: “Figlio, ti sono perdonati i tuoi peccati”.

Gesù non ha mai messo in relazione il peccato di una persona con la sua malattia e non sappiamo cosa ha letto nella coscienza di quell’uomo per dirgli quelle parole.

Nella mente dei presenti però hanno subito suscitato una reazione: “Chi è costui? Solo Dio può rimettere i peccati”.

Ed allora ecco il miracolo: “Perché sappiate che il Figlio dell’uomo può rimettere i peccati… Alzati, prendi il tuo lettuccio e va a casa tua”.

Il miracolo, visibile e constatabile da tutti, è il segno evidente della realtà del perdono dei peccati che Lui dà.

Raccogliamo tre insegnamenti anche per noi.

1° Cercavano la guarigione e invece Gesù anzitutto perdona: sembra un dono più grande, anche se invisibile.

Così facendo, Gesù sembra invitare anche noi a cercare il dono del perdono prima delle cose materiali, la riconciliazione con Dio, con gli uomini e in noi stessi.

2° Questo Vangelo nasce da “Gesù, vedendo la loro fede…”: sarà stata anche la fede del paralitico, ma certamente anche quella dei suoi amici.

Questo sta a dire il valore, davanti a Gesù, della preghiera di intercessione.

Quanti veri amici hanno portato e portano anche noi a Gesù, non solo per le nostre necessità materiali, ma anche per quelle spirituali.

Ci portano a Gesù anche quando ci parlano, come Davide nella prima lettura, dal loro peccato e poi dal loro pentimento.

3° Questo tesoro della misericordia di Dio Gesù lo ha affidato alla Chiesa che lo custodisce, come dice Paolo, “in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio e non viene da noi”.

Ed è un perdono tanto vero ed efficace che Gesù aggiungerà: “Tutto ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche in cielo”.

Quando il sacerdote dice: “Io ti perdono nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, sono parole che attingono il perdono dal cuore stesso di Dio.

Essere in pace con Dio, con gli altri uomini e nella propria coscienza è il principio di una vita libera e bella, oggi esemplificata dalla guarigione di questo paralitico.


Don Gabriele

Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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