DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA SETTIMA DOMENICA DOPO PENTECOSTE



Per capire meglio il Vangelo di questa domenica dobbiamo fare un passo indietro. Gesù aveva moltiplicato i pani e i pesci sfamando una gran folla che lo aveva seguito; a quella folla Gesù disse di non cercare il pane che sazia sì il corpo ma che poi perisce, ma di cercare il pane che sfama per la vita eterna e che è il suo corpo dato per noi.

È a questo punto che la folla e molti dei suoi discepoli lo abbandonano dicendo: “Questa parola è dura”. Perché? Se non si è faciloni, è duro dover accettare di aver bisogno che il Figlio di Dio ci salvi al prezzo del proprio sacrificio: lo aveva ben capito Pietro che non voleva che Gesù si chinasse davanti a lui per lavargli i piedi.

Già umanamente è duro dover riconoscere di aver bisogno della fatica di altri per vivere; cristianamente poi è duro riconoscere di aver bisogno del sacrificio del Padre e di Gesù. Comprenderlo è dono del Padre; accettarlo richiede umiltà.

Dopo l’abbandono di molti dei suoi discepoli, Gesù dice ai dodici: “Volete andarvene anche voi?”

Gesù era cosciente dell’assoluta necessità di Lui per la salvezza eterna dell’uomo, eppure quale libertà ci lascia! In tutto il Vangelo Gesù si mostra sovranamente libero (es. davanti a Pilato), eppure è anche servo che lava i piedi agli apostoli. Seguire un Gesù così, che è Lui che si china per lavarti i piedi, non è un atto di schiavitù, ma è un atto di riconoscenza e di dedizione che nasce dall’amore.

Gesù non vuole trattenerci per forza: quando molti lo abbandonano, Lui non fa nulla per trattenere i Dodici. Nessuno ha desiderato come Gesù la nostra salvezza, e nessuno ha pagato come Lui.

Eppure nessuno ci ha lasciati liberi come ci lascia Lui: non ci costringe, non ci ricatta, ci ama anche se gli voltiamo le spalle. Questa domanda interpella la nostra libertà e responsabilità e noi ci sentiamo rispettati e trattati come persone: poteva costringerci e non l’ha fatto.

“Signore, via da te da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”.
È cronaca di ogni giorno quante vite vengono sciupate o addirittura finiscono tragicamente per le illusioni della vita presente e la negazione di una vita futura.

Solo la parola di Gesù, il modo di come ci tratta, la gratuità del suo amore per noi, ci fanno percepire la dignità di essere persone e ci offrono, già da oggi e per sempre, una pienezza di senso e di vita.


Don Gabriele
vicario parrocchiale

 

 

 

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