LE RAPINE SIMULATE E LA BRUTTA ABITUDINE DI INCOLPARE “I NERI”



BALLABIO/BARZIO – Di rapine propriamente dette, da queste parti (e per fortuna, aggiungiamo) se ne vedono ben poche. Anzi praticamente nessuna, fatta eccezione per dei casi qualche anno fa, relativi ad altrettanti uffici postali. Contro gente per strada, zero. Ma in quanto a “finte” rapine, beh lì stiamo messi peggio. Curiosamente – forse nemmeno troppo – tutte azioni simulate e in ogni caso con dei presunti autori facili facili da categorizzare: dei “neri“.

Man in Black Silhouette Immagine gratis - Public Domain PicturesEra successo la scorsa estate a Barzio, quando una 64enne residente a Lecco raccontò di essere stata derubata di un orologio Rolex, una collana di perle e un anello d’oro con brillanti sotto la minaccia di un coltello da parte di due extracomunitari. Messa alle strette dai carabinieri era poi crollata ammettendo di aver simulato la rapina per attirare l’attenzione dei propri familiari. È capitato di nuovo, proprio in questi giorni a Ballabio e guarda un po’ ancora una volta sul banco degli accusati sono finiti due inesistenti “uomini di colore“. A crollare dopo essersi inventata il reato stavolta una 32enne incaricata di consegnare le pizze per un locale ballabiese: si era messa in tasca 180 euro, inscenando la finta rapina di quei soldi e di altri 300 euro, suoi.

Due indizi non fanno una prova? Allora ecco il terzo: in entrambi i (penosi) casi citati, le accuse mosse agli stranieri hanno scatenato accuse infamanti e parole pesantissime, insozzando in particolare quella agorà virtuale ma spesso fin troppo reale che si chiama Facebook.

Dagli al nero (“negro” magari, che offende di più), “sono sempre loro a commettere i reati”, “tenete gli occhi ben aperti” e via di becero razzismo da 4 soldi andando.

Alla fine si scopre che le “rapine” se le son fatte da sole una sciura in età da pensione e una madre di famiglia. Regolarmente bianche, nostre connazionali, “insospettabili” insomma.

Impensabile adesso una sequela di insulti anti italiani, o contro i lecchesi – le due simulatrici risiedono entrambe nella città manzoniana. Ma almeno un po’ di pudore la prossima volta, quello sì lo si può chiedere prima di vomitare mostruosità da leoni dietro la tastiera contro il primo “negro” che ci piace incolpare dei torti di qualcuno che ha la nostra stessa nazionalità.

VN

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