IL DOMENICALE DI R.B./TRA IL FUTURO E IL RETROVISORE          



Attraverso i ferrei cancelli del fato
Le semenze del tempo vennero disseminate
Ed irrigate dalle opere di coloro
Che comprendono e di coloro che son compresi

La conoscenza è una compagna mortale
Quando non v’è alcuno che istituisca leggi
Il destino dell’umana razza, io ben vedo,
è nelle mani degli sciocchi

(Epitaph – In the court of the Crimson King – King Crimson – 1969)

 

Una volta era diverso.

Metti che dovevi scrivere alla morosa.

La procedura era questa: 1) andare dal tabaccaio/cartolaio e comprare foglio e busta e comprare un francobollo; 2) avere le idee chiare sul cosa scrivere (i segni della Bic nerodichina erano difficili da far scomparire in caso di errore); 3) mettere nero su bianco i tuoi pensieri alla morosa cercando di essere il meno banale possibile e colpirla al cuore (ricordo gente che si faceva aiutare da una insospettabile amica della morosa stessa); 4) inserire la lettera nella busta; 5) leccare l’orlo della busta (non è mai morto nessuno); 6) leccare il francobollo e incollarlo alla busta (anche a seguito di questa operazione ritengo non si siano mai registrate vittime); 7) Scrivere sulla busta l’indirizzo; 8) scrivere il proprio nome sul retro della busta (si sa mai!); 9) cercare una cassetta dove imbucarla; 10) trovata la cassetta guardare un’ultima volta la busta, magari appoggiarle sopra un leggero bacio e, finalmente, lasciarla al suo destino e sperare negli effetti desiderati.

Dopodiché, esaurito il decalogo, iniziava l’ansia dell’attesa.

Perché una volta era diverso.

Se i tuoi potevano ti compravano “I Quindici”. L’idea arrivava dal Nuovo Mondo, di là dall’oceano. In quattordici volumi multicolori c’era tutto quello che avresti voluto sapere. Quello che, invece, avresti dovuto sapere, ma questo lo scoprirai dopo, non è stato mai scritto da nessuna parte, né lo sarà mai.

Il quindicesimo libro non era per te, ma per i tuoi genitori: spiegava come avrebbero dovuto conoscerti, crescerti, educarti e curarti.

Poi hai scoperto che quell’ultimo volume era il più importante e che fosse un vero peccato che in troppi non l’avessero letto.

CALVI POSTINO CASARGOSpedita la lettera e sistemata l’enciclopedia, è ora di informarvi ufficialmente che ho in mente due figure di postini, cioè, per meglio dire, di due persone che lavoravano alle poste.


Il ragionier Alfredo Calvi, il
Fred, reggeva l’ufficio di Casargo ed aveva due caratteristiche principali: la prima era di essere un comunista allo stato puro, la seconda di tifare per il Napoli.

Apecar disegnoGirava con un apecar (fatto che lo accomunava al Don Brunello, un altro che nei miei pensieri irriverenti – ma mica tanto – colloco geograficamente alla sinistra del mondo) accompagnato dal suo cane al quale aveva dato un nome che non lasciava spazio a equivoci.


Il cane del ragionier Calvi, il Fred, si chiamava Trockij e, probabilmente, sapeva guidare l’apecar.

Il ragionier Calvi aveva anche una voce baritonale inconfondibile, un suono che arrivava dal profondo, molto spesso dal cuore.

Di lui, a parte la bandiera azzurra esposta alla finestra quando il suo Napoli vinse il primo scudetto, ricordo soprattutto una frase. L’argomento era la costruzione del nuovo campo sportivo di Casargo e il Fred, fermamente convinto dell’utilità del progetto e sostenuto dalla convinzione che i giovani del paese meritassero tutte le attenzioni e la fiducia possibili, se ne uscì con una affermazione divenuta da quelle parti storica.

Disse, in poche parole “O spendiamo cento milioni per costruire il campo, o spendiamo cento milioni per comprare siringhe”, roba certo non scritta sull’ultimo volume dei Quindici.

Il campo, come ben sappiamo, venne poi realizzato.

BIANCOENEROL’altro postino della mia vita è il Dante. Lo scrivo al presente e non al passato perché certe figure sono come la prima morosa a cui, seguendo la procedura che ho illustrato sopra, hai scritto una lettera. Se poi abbia risposto o meno, quello, permettetemi, sono affari vostri e miei.

La moglie in ufficio (postale) e lui in giro a consegnare a cavallo dell’amata bicicletta.

Lo vedo ancora mentre scendeva la riva di Brigolda (che come ho vi ho detto più volte è il quartiere di Cortenova dove sono nato): per guadagnare tempo, si sistemava con tutte e due le gambe dalla parte sinistra, un piede sul pedale, l’altro sospeso. Seguivano una frenata ben assestata, un tocco magico che faceva appoggiare la bici da sola al muretto, e poi la ripartenza, in salita, come Coppi, come Bartali, come Gimondi.

Se sapessi dipingere, il Dante lo raffigurerei mentre, con lo sguardo rivolto in segno di sfida verso la montagna, si alza sui pedali sui tornanti dello Stelvio con, a tracolla, una borsa piena di lettere da consegnare all’indirizzo più lontano, e più alto, possibile. Forse il sogno della sua vita, chissà!

Biografia Dante RegazzoniIn casa mia, e non solo, il Dante veniva chiamato anche “Violiin” e, se volete e non l’avete mai fatto, scrivete il suo nome e cognome “Dante Regazzoni” in google e scoprirete il perché continuo a ripetere che nei posti bellissimi vive, o ha vissuto, gente bellissima, molto spesso semi sconosciuta, proprio come il ragionier Calvi e il Dante.

Ed anche il Dante, sia pure con i dovuti distinguo rispetto al ragionier Calvi, aveva fiducia nei giovani. Spesso li accoglieva nel suo laboratorio magico e raccontava loro come la Musica possa nascere dal legno. Se avete bisogno di ulteriori conferme, chiedete ad un apprezzato musicista che risponde al nome di Alessio Bidoli nelle cui vene il sangue del “Violiin” di Cortenova scorre come la Pioverna quando è in piena.

Una volta, però, dico io e potete confermare anche voi, era diverso.

Oggi il postino arriva in Panda e se ti consegna una lettera stai sicuro che è solo perché qualcuno ti sta inseguendo per cercarti soldi.

Inoltre, è altamente improbabile vedere un cane guidare l’apecar.

Era diverso perché il mondo è andato avanti, e non scriviamo più lettere ma mandiamo “gli” email, i whatsapp, i twitter; e non compriamo più i Quindici perché c’è Wikipedia e se metti un nome nella rete, stai sicuro che questa abbocca all’amo e risponde.

È sempre stato così,  e così sempre sarà; possiamo non condividere, ma dobbiamo accettare; possiamo rimpiangere , ma dobbiamo fare alla svelta ad asciugarci gli occhi; possiamo ricordare, questo sì, ma per imparare a guardare avanti.

Non fare come chi guida con gli occhi incollati al retrovisore. Il risultato è che prima o poi esce di strada o va a finire contro un muro.

Non fare come è successo l’altro giorno in una grande isola di questo nostro continente dove uno stuolo di anziani si sono arrogati il diritto di scegliere quale futuro fosse migliore per i loro figli e nipoti che, come ampiamente documentato, la pensavano in modo assolutamente opposto.

Il ragionier Calvi, il Fred, e il Dante, il Violiin, non l’avrebbero fatto.

O, almeno, questo è quello che penso, molto romanticamente e forse ingenuamente, io.

Buona domenica.

BENEDETTI TESTINA
Riccardo

Benedetti
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              L’ARCHIVIO DELLA RUBRICA DOMENICALE

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Credit photo:
www.brundisium.net/brun/index.php/i-mestieri-che-scompaiono-di-guido-giampietro/#!prettyPhoto

 

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