IL DOMENICALE DI R.B./IL CENTRAVANTI E LA MONACA DI MONZA



Mentre il sole splendeva io giravo senza meta
i campi di grano ondeggiavano e le nuvole di polvere rotolavano;
una voce cantava mentre saliva la nebbia:
questa terra è stata creata per te e per me.

(This land is your landWoody Guthrie – 1940)

L’ACQUA SOTTO IL PONTE

piovernaspiaggia (1)Assorbiti tuoni e fulmini, seduto sulla sponda di una Pioverna allegra e rinfrescante, guardo l’acqua passare sotto un ponte.

Schiuma bianca, un piccolo salto, qualche sasso, deviazione, ritorno, una pozza nella quale si specchia un ramo più lungo di altri, braccio coperto di foglie  che si protende sospeso nell’aria.

E mentre l’acqua scorre penso che, nonostante tutto quello che ho attorno si sia trasformato, qualcosa non in questa Valle non riesce a cambiare e, mio e nostro malgrado, difficilmente cambierà.

Lascio per un attimo la Pioverna al suo destino che la vuole correre da sud a nord per alzare lo sguardo.

In fondo, mi viene in mente guadando il cielo, siamo tutti figli di grandi spazi.

AI CONFINI DEL SISTEMA SOLARE

Senza spingermi più in là verso qualcosa che non riesco a comprendere, vedo il Sole, la sua luce che è vita, l’andare e tornare di giorno e notte tra i sentieri del suo sistema.

Non vedo, ma so che ci sono, Mercurio e Venere, Marte, Giove e Saturno, Urano e Nettuno, e in mezzo miliardi di altri corpi, asteroidi, satelliti e cinque pianeti “nani”.

Di  questi “nani”, da dieci anni o giù di lì, fa parte anche Plutone, una volta considerato un pianeta a tutti gli effetti e poi declassato, retrocesso dalla serie A alla serie B per decisione umana, lui, che ci mette quasi 250 anni a fare il giro del Sole, estrema periferia a 240 gradi sottozero dopodiché ci si addentra in altre epopee più adatte ad essere vissute a bordo del Millennium Falcon.

UN’AREA VASTA

Di ritorno sulla Terra apprendo che i nostri amministratori, derubricate le provincie, stanno cercando di progettare un nuovo ambito territoriale. E hanno deciso di chiamarlo “area vasta”.

Ora, come abbiamo visto sopra, il concetto di “vasto” è decisamente problematico da definire compiutamente. Quando da piccoli qualcuno ci diceva che una cosa era grande noi cominciavamo a chiedere “così?” e andavamo avanti fino a quando le nostre piccole braccia non si erano allargate del tutto.

Ecco, quello per noi era il “grande” e di più non si poteva. Poi, man mano crescevamo, la percezione di cosa significasse “grande” aumentava e iniziava a diventare talvolta molto soggettiva.

Non vado oltre perché mi sembra d’essere quel rivolo d’acqua della Pioverna che osservavo mentre slalomeggia tra sassi e cascatelle, magari tornerò sull’argomento, ma non ora.

Tornando alle aree vaste, capisco che vorrebbero farci sposare, a noi della Valsassina, una di Monza. A parte che la più famosa monzese che mi viene in mente era suora e fu condannata ad essere murata viva da Federico Borromeo, personalmente preferirei scegliere con chi convolare a nozze e non esservi obbligato in funzione di non so quali riflessioni. Mi documenterò.

Tengo a precisare che non ce l’ho con i monzesi e con i brianzoli, ho trascorso diversi anni della mia gioventù proprio da quelle parti e li ricordo sempre con nostalgia.

Ce l’ho con un sistema che, se non stiamo attenti, renderà la Valle “nana”, proprio come il vecchio e freddo Plutone che gironzola ai margini dell’universo a 5.900 milioni di chilometri dal sole.

AGOSTONI E AREE VASTEE non mi si venga a dire che “adesso con la superstrada da Introbio a Monza ci voglio tre quarti d’ora”: lo so anch’io, ma non è questo il problema, e qualche nostro sindaco se ne è fatto interprete una sera di questa settimana.

Ora so che tanti altri amici amministratori magari potranno guardarmi storto, ma mi chiedo, e gli chiedo, perché non siamo riusciti nemmeno stavolta a presentarci uniti facendo valere le peculiarità specifiche del nostro territorio, reclamando un ruolo da protagonisti nel remake de “L’impero colpisce ancora” tutti assieme?

Invece no, come al solito siamo peggio di tanta “gente culurada trada in giir cume shanghai”, ci presentiamo in ordine sparso, deboli sulle ali, fragili a centrocampo e chiusi in difesa: lo stesso atteggiamento che ci ha costretti, tanto per fare un esempio, ad aspettare che sotto i ponti scorresse acqua per cinquant’anni prima di vedere realizzata la madre di tutte le Strade.

IL CENTRAVANTI MANCANTE

boninsegna--346x212È così. Ci manca non dico un Messi (troppa grazia) ma almeno un centravanti, uno capace di buttarla dentro, di trascinare la squadra; invece siamo una onesta formazione composta da brave e volonterose persone che possono sperare di vincere solo facendo gruppo, e spesso e volentieri, per motivi che molte volte mi sfuggono, non ci riescono.

Questa “area vasta”, alla fine, dovremo digerirla, perché vuolsi così colà ove si puote ciò che si vuole ( “e più non rompere le balle” come diceva un mio vecchio e saggio collega di banca).

Almeno, però, cerchiamo di non subirla, di non fare la fine del pianeta di serie A retrocesso in B senz’appello.

Per concludere questo viaggio tra Pioverna, Plutone e Brianza, il Benedetti pensa che sarebbe meglio puntare verso nord; sennonché  a nord vive un popolo geloso delle sue prerogative e che non vuole essere infastidito da nessuno; scartato l’est in quanto stradalmente impraticabile, allora preferirei orientarmi a ovest: del resto con Como siamo già stati sposati a lungo e quindi conosciamo bene i vizi e le virtù reciproche.

Verso Sud (e non fraintendetemi cari amici miei meridionali) proprio non riesco a guardare.

Buona domenica.

BENEDETTI TESTINA
Riccardo

Benedetti
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