IL DOMENICALE DI R.B./INNO ALLA LIBERTÀ



“O lijepa, o draga, o slatka slobodo.”
(Oh bella, oh cara, oh dolce libertà.)
Himna Slobodi – Inno alla libertàIvan Gundulic? – 1589-1638

 

Game over.

Che tentazione iniziare così come avevo concluso la scorsa settimana. E, infatti, ci sono cascato.

Risultati immagini per lotta tra il Bene e il MaleLa lotta tra il Bene e il Male si è conclusa con un secco “no”: quale sia l’uno (il Bene) o l’altro (il Male) non possiamo ancora saperlo e, come diceva uno che abitava nella Brianza velenosa, “lo scopriremo solo vivendo”.

Per il momento accontentiamoci di prendere atto che dell’esito del nostro referendum all’Europa e al mondo intero non gliene è fregato niente: all’estero, dunque ben lontano dai nostri salotti televisivi dove i figuranti si prendono maledettamente sul serio mentre il resto del Paese fa fatica a far quadrare i conti, le crisi di governo nostrane vengono spesso (mi verrebbe da dire “sempre” ma non lo faccio per amor di patria) classificate come la solita commedia all’italiana nella quale, ciò che stupisce, nonostante l’avvicendarsi dei registi e degli attori alla fine il copione è sempre lo stesso.

Per cui niente tragedie sui mercati che, piuttosto, aspettavano l’elezione del presidente austriaco per decidere da che parte pendere. Austria – Italia 1-0, dunque, e adesso aspettiamo le decisioni di chi è chiamato a fare delle scelte, nel bene e nel male.

Ma non è di questo che voglio scrivere, anche perché ho fatto mia una frase che tanti anni fa un grande sindaco di Crandola era solito ripetere: “Non capisco niente di politica”. Nel suo caso non era vero, nel mio, invece, sì.

No, vi parlerò d’altro, visto che ogni tanto la storia ci consegna storie migliori, anche se, come vedremo, nate da tragedie.

E, guarda caso, da un altro epocale game over.

 

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Risultati immagini per CADUTA MURO 19899 novembre 1989: vi ricordate cosa accadde quel giorno?

C’era un muro, un muro che non era fatto solo di calcestruzzo e filo spinato; un muro che non divideva solo una città ma un intero universo. Il Bene e il Male? Fate un po’ voi, a me non interessa.

Il 9 novembre del 1989 quel Muro fu distrutto scatenando una serie di tsunami le cui onde invasero gran parte d’Europa e dell’Asia, oltre che le coscienze dell’umanità.

Una di quelle onde si spinse a sud, verso i Balcani, e sgretolò il monolite jugoslavo.

E qui inizia la nostra storia di oggi.

 

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dubravka-libroDubravka Ustalic era una mamma felice di Sarajevo. Poi “la granata è passata attraverso il divano circa dieci centimetri sotto di noi, poi attraverso la poltrona, poi sul tappeto, ha quindi sventrato mezzo pavimento, ha poi bucato un secondo muro e metà di un terzo muro di un’altra stanza ed è infine rotolata giù per le scale. Era una granata da cannone e per fortuna era corazzata perché se fosse esplosa di noi tre non sarebbe rimasto nulla”.

Dubravka Ustalic fugge con il suo piccolo Arin e trova rifugio a Zagabria, proprio dove arrivano i valsassinesi del Comitato Pro Ex Jugoslavia promosso dall’amministrazione comunale di Cortenova e per lei inizia tutta un’altra storia. Arin si ritrova con un padrino cortenovese, il legame diventa sempre più forte e stretto sino a quando, nel 1996, Dubravka, il marito Nedim e il piccolo Arin giungono in Valle e qui rimangono per nove anni durante i quali nasce anche Beniamino.

Dubravka Ustalic  tra il 1992 e il 1994 tiene un diario in cui descrive “questi due anni di vita da profuga” Lo scrive per il figlio, “perché sappia cosa è accaduto”. Il diario arriva a Cortenova, il Tonino lo custodisce gelosamente e quando tutto è finito lo riconsegna alla legittima proprietaria.

Il diario, infine, viene pubblicato lo scorso mese di novembre.

Ora, vi confesso di non essere in grado di descrivere cosa c’è dentro questo libro. Ogni pagina è talmente densa di avvenimenti ed emozioni impossibili da trasmettere se non andandosele a leggere in prima persona come, ad esempio, questo passaggio.

“Tanta gente al mondo non sa quanto è fortunata a vivere in pace e in libertà, e comunque s’affanna per cose inutili, per stupide e vane preoccupazioni e fatiche”. “Non c’è nulla di più importante e di valore della pace. Per questo vorrei dire a tutti coloro che vivono in pace di ricordarsi, guardando le cose più banali della loro quotidianità, della loro fortuna, nelle cose più semplici che sono piccole, ma in verità così grandi”.

Oppure, visto che abitiamo qui, questo.

Risultati immagini per Prato San Pietro, frazione di Cortenova“Nel giugno del 1996 siamo arrivati a Prato San Pietro, frazione di Cortenova, un piccolo paese dell’Italia Settentrionale, in provincia della stupenda cittadina di Lecco, sul lago di Como. Al nostro arrivo per accoglierci hanno preparato una festa di benvenuto. Ci siamo abbracciati e finalmente ho sentito quella sicurezza di quando ero una ragazzina che voleva cambiare il mondo mentre ora ero una donna che lottava per la felicità della sua famiglia”.

Oppure ancora questo.

“Io ho cercato aiuto e vi posso dire che ci sono tante buone persone che ho conosciuto e a cui voglio bene. Persino quelle che non ho conosciuto a San Pietro e a Cortenova mi hanno dato il loro sostegno e in particolare mi aveva commosso come a scuola tutti conoscessero già Arin: le maestre avevano letto ai bimbi delle scuola le mie lettere cercando di spiegare loro cosa fossero la sventura e l’orrore della guerra”.

 

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Io credo che “Diario da Sarajevo” dovrebbe essere letto in tutte le scuole della nostra Valle, almeno per due ragioni (e ce ne saranno almeno altre cento).

La prima: trasmettere il valore della pace e la grandezza delle cose semplici.

La seconda: ricordare che anche da un “piccolo paese dell’Italia Settentrionale” (non importa il nome) possono nascere azioni in grado di cambiare, se non il mondo, almeno il corso di molte vite.

E questo vale oggi come allora.

 

Buona domenica.

BENEDETTI TESTINA
Riccardo

Benedetti

 

Ringrazio Tonino Melesi per avermi tenuto costantemente al corrente dei passaggi che hanno portato alla pubblicazione del “Diario” e per avermelo fatto avere in anteprima. Ogni tanto il mio amico Pucci mi ricorda che sono molto legato a Cortenova. Vicende come quella di Dubravka Ustalic mi rendono ancor più orgoglioso in questa mia appartenenza.

Diario da Sarajevo – Assedio, evasione e ritorno – Dubravka Ustalic –
Traduzione di Silvio Ziliotto – Infinito Edizioni.  

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            L’ARCHIVIO DELLA RUBRICA DOMENICALE

FOTO IN COPERTINA
Marcia della pace Trieste-Sarajevo 1991 di Giovanni Zanchini

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