INCHIESTA EX PRESIDENTI C.M.: ALVARO FERRARI E LA TUTELA DELL’AMBIENTE



BARZIO – Prosegue il nostro giro di opinioni sulla situazione e le prospettive dell’ente “sovracomunale” per eccellenza del nostro territorio: la Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino e Riviera.

Ad essere interpellati, alcuni ex presidenti di questo organismo che nel tempo è venuto a perdere smalto e protagonismo. Dopo l’esordio con Carlo Molteni (alla guida della C.M. dal 2005 al 2008) e l’intervista a Claudio Baruffaldi, già al vertice a Pratobuscante tra il 1992 e il 1996, oggi è il turno di Alvaro Ferrari, presidente dal 1985 e il 1992. Che punta moltissimo su questioni ambientali ed ecologiche.

Oltre alle sue competenze nella tutela dell’ambiente è stato anche nominato ”Autorità competente in materia ambientale” per la formazione dei PGT dei Comuni di Introbio e Premana. Da questa esperienza come vede il territorio comunitario oggi: sufficientemente tutelato o no?
Ho letto l’esito del sondaggio “ambiente tutelato sufficientemente?” (in Valle) che ha registrato con oltre il 70% l’esito il NO. È un ottimo risultato, si vede che l’opinione pubblica ha maturato una coscienza civica che la porta a comprendere che l’ambiente che ci circonda non è un bene inestinguibile, anzi va tutelato e preservato.

Nella sua esperienza di ultra ventennale impegno diretto nelle istituzioni quali Comune di Barzio (sindaco) e Comunità Montana (presidente) ha trovato ostacoli circa l’indirizzo della sua azione politica verso la tutela dell’ambiente?
No, perché le azioni di tutela dell’ambiente che ho posto in essere, sottraendole a mire scellerate di sfruttamento del territorio, sono sempre state condivise all’unanimità dai consigli Comunali di Barzio e dall’assemblea della Comunità Montana allora composta da 89 persone.

Qualche esempio?
• La tutela dell’area di fondovalle della Fornace con l’approvazione del PRG di Barzio negli anni ‘70 e il successivo acquisto da parte della Comunità Montana negli anni ‘90
• La tutela in Barzio dell’intera area ove sorge il Palazzetto dello Sport di Barzio
• L’approvazione del Piano Territoriale della Comunità Montana (unico in tutta la Lombardia) con tutta l’area di fondovalle vincolata per la pista ciclabile e di tutti i pendii che degradano da Barzio verso il fondovalle
• La tutela del Canalone di Balisio con l’apposizione del vincolo di tutela ambientale regionale
• Ed altri esempi ricorrenti in diverse parti del territorio da Morterone a Colico

La Comunità Montana oggi, percorre la politica tracciata da quelle legislature ove lei è stato protagonista?
No, non percorre quella politica, perché nel tempo le leggi regionali l’hanno svuotata dalle competenze che la legge nazionale n. 1102/71 istitutiva delle Comunità Montane attribuiva alle stesse. Oggi le C.M. della hanno “quasi” principalmente un ruolo socio economico. Un ruolo radicalmente diverso rispetto allo spirito istitutivo della legge nazionale del 1102/1971. Poi con l’avvento sulla scena politica della Lega Lombarda siamo passati in questi 30 anni dallo slogan ”Roma ladrona” ad oggi. Dove dall’agognata autonomia che la montagna lombarda richiedeva agli inizi degli anni 90 per la gestione del territorio in proprio, si è passati sostanzialmente ad una gestione del territorio “Milanocentrica”.

In che senso?
Nel senso che le competenze delle gestioni urbanistiche dei nostri territori montani ci sono state sottratte. Con il mio predecessore Giovanni Fazzini avevamo portato a casa il Piano Urbanistico Territoriale di tutta la Comunità Montana. Oggi questo non potrebbe avvenire più perché le competenze urbanistiche sono in capo alla Provincia ed alla Regione.

Perché secondo lei è avvenuto questo passaggio, sottraendo competenze che prima spettavano per legge nazionale alle Comunità Montane?
Perché la logica del controllo “Milanocentrico” nel dibattito politico regionale ha prevalso sulla periferia; perché il “Milanocentrismo” affamato di controllo urbanistico su tutta la regione non poteva lasciare questo controllo in mano alle periferie montane che nel contempo richiedevano per esse stesse per un miglior controllo e tutela del territorio montano. L’unico che comprendeva questa esigenza di autonomia della montagna lombarda è stato il Prof. Miglio (costituzionalista) che infatti venne eletto senatore per la Lega Lombarda perché – tra l’altro – interpretava questa esigenza.

E invece?
senato.it - Scheda di attività di Gianfranco MIGLIO - XII LegislaturaIl Prof. Gianfranco Miglio venne tagliato fuori dalla stessa Lega e nel frattempo la Regione Lombardia riperimetrò le Comunità Montane sottraendole i compiti che la legge nazionale del ’71 le attribuiva.

E il risultato quale fu?
Il risultato fu che la nostra Comunità Montana, con il Piano territoriale appena approvato dalla stessa regione, riuscì – sul filo di lana – a far prevalere il vincolo di inedificabilità sul canalone di Balisio in Comune di Ballabio preservandolo prima, dal possibile centro commerciale come allora previsto dal PRG di quel Comune e poi dal noto stoccaggio di rifiuti tossici. E il rovescio della medaglia fu che la Regione incluse il Comune di Ballabio nella Comunità Montana del Lario Orientale e Valle S. Martino sottraendolo alla nostra Comunità.

Con quale criterio la regione incluse Ballabio nella Comunità Montana della Valle S. Martino?
Nessun ragionevole criterio sensato venne riscontrato a quel tempo dagli amministratori dei nostri comuni.
L’unico criterio plausibile è stato quello di una spartizione di potere a livello regionale perché, di fatto la nostra Comunità Montana non era, per così dire, ”allineata ai potentati partitici del tempo”; provate a dirmi che senso territoriale ha avere il comune di Ballabio abbinato con il Comune Monte Marenzo o Caprino Bergamasco o Torre de Busi o Valmadrera?

Gli amministratori della Comunità, che debbono fare ora per riprendersi il potere loro attribuito (con la legge del 1971), tolto dalla legge regionale n. 19 del 2008 di riordino delle CM?
Non possono fare granché! Se non c’è una azione politica forte da parte dei partiti – per ridare le competenze sottratte – gli attuali amministratori comunitari sono costretti a restare nei ranghi delle disposizioni legislative regionali esistenti.

Faccio un esempio:
– Nell’art. 7 della legge nazionale istitutiva delle comunità montane del 1971 si dava alle Comunità Montane la possibilità di redigere piani urbanistici (cosa che la nostra comunità montana fece) preservando la tutela dell’area fornace; del canalone di Balisio, del PIP di Colico ecc.
– Nella legge regionale n. 19 del 27.6.2008, nell’art. 9 queste competenze non ci sono più, gli sono state tolte
Pertanto le decisioni sul futuro urbanistico della nostra Comunità Montana più che ai comuni è in mano ad altre istituzioni.
In sostanza noi, da principi, siamo passati ad essere vassalli!!! (da protagonisti a comprimari)

Come tutelare l’ampio patrimonio boschivo della comunità montana che, tra l’altro, risulta spesso abbandonato e a causa dell’abbandono può anche generare disastri geologici?
Basterebbe poco; i nostri legislatori dovrebbero conformare le nostre leggi al sistema di gestione del territorio elvetico; vale a dire:
– Recuperare i fabbricati agricoli boschivi dismessi e renderli abitabili
– Realizzare percorsi di accessibilità a questi fabbricati
– Dare in comodato d’uso l’abitazione recuperata, per la gestione di appezzamenti del bosco e aree agricole ben definite dalle autorità forestali
– Dotare il gestore di tutte le attrezzature necessarie
– Riconoscere al gestore il giusto compenso mensile
– Sorvegliare stagionalmente il raggiungimento degli obiettivi forniti al gestore.
– Se gli obiettivi non vengono raggiunti, revocare il comodato
In questo modo avremo la presenza costante dell’uomo che garantirà la gestione di queste aree dismesse e sorveglierà costantemente il territorio segnalando per tempo situazioni che potrebbero degenerare in crolli / frane e/o allagamenti, danneggiando abitati e infrastrutture pubbliche.
Sicuramente ci sarebbero meno costi nel mantenere vivo e tutelato il nostro territorio. Intervenire a disastri fatti costa di più.

Lei di fatto ha scritto un programma sulla base delle sue esperienze, del suo vissuto; ha fiducia nel futuro?
Certo che ho fiducia; però il vissuto della mia generazione e di chi mi ha accompagnato nei miei impegni in comune a Barzio, nella Comunità Montana, dal Direttivo Comunitario ai Sindaci del territorio di allora deve essere considerato una fonte perché da lì si attingano risorse che portino le generazioni future ad interpretare il ruolo di pubblici amministratori come attori nel servire le istituzioni e non servirsene.

Ma allora gli attuali amministratori l’hanno delusa?
Gli attuali amministratori sono brave persone ma non sono messe nella condizione di esercitare in libertà il loro ruolo perché sono subalterni a logiche di potere e non di servizio. Per fare un esempio, gli schieramenti partitici cui si riferiscono hanno promesso loro la patente per guidare una Ferrari e invece si ritrovano con la patente per condurre una carriola!

Scusi, Lei cosa ha guidato?
Ho sempre guidato la Panda della Fiat…

RedPol


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