LA LETTERA: INQUINAMENTO ATMOSFERICO E GASOLIO BIANCO



Gentile Direttore, alla fine di questo inverno caratterizzato da temperature non proibitive e da lunghi periodi di alta pressioneè doveroso fare un accenno per quanto riguarda i livelli di inquinamento atmosferico e non solo nella nostra zona, dove le cosiddette polveri sottili o PM10 che dir si voglia a volte superano le soglie consentite dalle vigenti normative in materia, anche se va detto che grazie alla ventilazione del lago da noi il fenomeno è più contenuto che altrove ma esiste. Del resto essendo così vicini alla più compromessa area metropolitana milanese non possiamo certo sperare che l’inquinamento atmosferico del capoluogo di regione si faccia arrestare dai confini amministrativi e politici che sulla carta ci separano da quel territorio così vicino e per noi così pericolosamente inquinante.

Fin dai decenni scorsi, infatti, si trovano tracce di PM10 che, proveniente dal milanese e passando per il lecchese, giunge e si deposita fino sui ghiacciai dell’Engadina dove molti lombardi vanno a sciare sui laghi gelati dal Maloja a Saint Moritz ma anche nelle valli vicine convinti di respirare solo aria buona ma informandosi un po’ c’è da ricredersi e non poco. Del resto questo è il nostro mondo e visto che nessuno o quasi intende rinunciare agli spostamenti con la propria automobile, magari diesel, e che ben pochi anche nelle nostre città rinunciano al tepore del riscaldamento centralizzato in favore di alternative meno impattanti sull’ambiente, questo ci tocca.

Ricordo che nei primi anni 2000, per cercare di ridurre l’inquinamento atmosferico soprattutto nei grandi agglomerati urbani si era sperimentato sui mezzi di trasporto pubblici di alcune grandi città il cosiddetto “Gasolio bianco” o gasolio pulito, utile a risolvere o almeno migliorare la qualità dell’aria: per farla breve si trattava di un’emulsione di acqua e gasolio che avrebbe dovuto/potuto sostituire il gasolio tradizionale, riducendo alcune emissioni nocive in atmosfera come gli ossidi di azoto, diminuendo il particolato emesso all’esterno, cioè il famigerato PM10. Per i più svariati motivi quello che era stato presentato come la soluzione ottimale per diminuire le emissioni nocive dei gas di scarico nell’atmosfera, in quegli anni, non ebbe le gambe per camminare, almeno non nella misura sperata dai proponenti ma come si dice in questi casi, ci stanno ancora lavorando.

Sulla scia dell’entusiasmo per il nuovo “prodotto” ricordo che nel mio ufficio di amministratore comunale a Lecco ricevevo le cortesi visite di cittadini interessati a saperne di più ma non mancarono incontri anche con qualche imprenditore locale del settore molto interessato al potenziale evolversi della situazione. Di qualcuno conservo ancora il fascicolo. Indimenticabili i garbati quanto pressanti inviti perché mi interessassi al possibile utilizzo locale del nuovo combustibile, tendendo l’orecchio e soprattutto le antenne verso le modalità per accedere agli incentivi economici che Stato e Regioni avrebbero certamente garantito al “gasolio pulito” in caso di positivi risultati ottenuti dall’innovativo carburante. Oggi come ieri gli addetti ai lavori sono sempre interessati all’argomento anche se va detto che alcuni di loro, affacciandosi all’agone politico, la strada “dei pubblici contributi” l’hanno imparata da soli e la ripercorrono spesso e volentieri e con un discreto successo.

Anche la nostra Valsassina alcune zone non sfuggono al fenomeno dell’inquinamento atmosferico per combattere il quale ogni fonte di possibile contaminazione dell’aria è regolamentato dai competenti Enti pubblici, al fine di combatterne l’inquinamento: a salvaguardia della nostra salute non si è infatti trascurato di normare le emissioni in atmosfera che provengono dal traffico automobilistico, dagli impianti industriali, dal riscaldamento domestico oltre che dai tradizionali caminetti a legna così diffusi anche nelle nostre zone di montagna.

Argomento questo, dell’inquinamento dell’aria, che per migliorare la situazione meriterebbe un approfondimento e buone pratiche ambientali da parte di tutti noi.

Claudio Baruffaldi

 

 

 

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