Non erano giorni facili per Gesù. Erano giorni di festa ma quell’anno Gesù era salito al tempio quasi di nascosto perché l’ostilità nei suoi confronti era molto alta. Che lo si volesse uccidere era ormai risaputo, tant’è che molti si meravigliavano che gli si permettesse di parlare nel tempio. In verità proprio in quei giorni i Giudei avevano messo in atto un piano per arrestarlo. Ma il piano era andato buco: coloro che erano stati mandati per arrestarlo, non se l’erano sentita.
Il brano di Vangelo di questa domenica riporta l’acceso dibattito tra Gesù e i suoi antagonisti. Il dibattito finisce così “Allora raccolsero delle pietre, per gettarle su di lui. Ma Gesù si nascose e uscì dal tempio”.
Che differenza tra questo dialogo e quello che abbiamo ricordato domenica scorsa tra Gesù e la Samaritana. C’erano tante parole ed espressioni di vita: sete, acqua che disseta, acqua che zampilla, acqua di vita eterna, tempo nuovo di adorazione in Spirito e Verità, brocca abbandonata, sete saziata, vergogna vinta, annuncio della gioia di un incontro, libertà e leggerezza. Qui le parole descrivono chiusura, immobilità, ostilità, rifiuto, morte, invece di acqua viva si potrebbe parlare di acqua stagnante. Nulla fiorisce, casomai tutto sembra seccarsi o addirittura pietrificarsi. Le parole non danno vita ma morte. Là acqua viva, qui pietre: quella del cuore degli oppositori e quelle della condanna per lapidazione. Ci sono cosi due modi di intendere la vita e la stessa fede: o l’immobilità o il cammino. I giudei si barricano dietro le loro certezze, le loro abitudini religiose, la propria identità. La cosa curiosa è che si faccia riferimento ad Abramo da parte dei Giudei. Non era certo l’uomo della immobilità: all’opposto era l’uomo del cammino, del viaggio. È passato da una vita in cui ormai aveva tutto sotto controllo e si poteva tenere bello stretto a una vita guidata da una promessa. E ha vissuto anche giorni in cui la promessa tardava ad adempiersi ma non ha mai smesso di camminare affidandosi.
Ma loro hanno chiuso la religione in un sistema, in un insieme di codificazioni, sono rigidi, sono immobili, non percepiscono il nuovo, il vento nuovo, che abita le parole di Gesù. Erano Giudei che avevano creduto in lui. Ma non si sono convertiti veramente a Gesù, ne erano rimasti affascinati ma non son o stati disposti a cambiare il loro modo di vivere la fede.
Il Signore ci aiuti sempre a camminare nella fede, fidandoci della sua parola e delle sue promesse, a vivere l’esperienza della fede come un cammino liberante e nello stesso tempo capace di dare vita, di far fiorire nell’amore la propria vita e la vita di chi ci sta accanto. Il Signore ci aiuti a prendere le distanze invece da ciò che pur sembrando un percorso di fede nella verità in realtà ci rende schiavi e persone che mortificano, danno morte invece che pienezza di vita.
Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo