DUE UOMINI, DUE STORIE UN SOLO AUGURIO: PACE PER L’UMANITÀ



Cosa accomuna questi due personaggi oltre alla quasi analoga età e alla data della loro morte? Armando Maroni e Rochus Misch hanno in comune la particolarità di essere parte della nostra storia, una storia che non deve essere assolutamente dimenticata. Uno, Maroni è stato vittima della crudeltà e l’odio che gli esseri umani a volte riescono ad esprimere nei migliori (o peggiori) dei modi, l’altro Misch è stato carnefice e complice di chi ha seminato terrore e spietatezza per il mondo intero. Due storie, un solo finale: entrambi sono sopravvissuti ai tragici eventi della seconda guerra mondiale e sicuramente avranno avuto in questi anni modo di raccontare i fatti drammatici da loro vissuti. 

Armando Maroni (Nopi) l’ha fatto in maniera dolce e romantica, seduto sulla sua panca di legno in via Carrale a Primaluna, appoggiato al suo bastone e lasciandosi scappare qualche lacrima mentre il suo sguardo fissava le montagne che tanto gli erano mancate nei tempi in cui è stato nei campi di concentramento; di lui siamo testimoni noi stessi, l’abbiamo sentito davanti a casa ma anche negli eventi organizzati dal Comune per tenere viva la memoria storica e trasmettere alle nuove generazione quel sentimento di amore e pace che Nopi lasciava trapelare con i suoi racconti in dialetto. 

L’altro, visto il suo ruolo (tuttofare di Hitler) non possiamo assicurare che possa aver trasmesso granché alle nuove generazioni, ma entrambi ci hanno lasciato lo stesso giorno e quasi alla stessa età, portandosi con loro storie terribili, tristezze e dolore. 
 
Noi salutiamo con malinconia il nostro Nopi, è stato un testimone esemplare della storia contemporanea, con lui abbiamo imparato ad ascoltare racconti terrificanti narrati in maniera dolce e pacata e abbiamo apprezzato il suo modo di affrontare la vita dopo aver vissuto nel peggiore degli inferni. Per Rochus Misch speriamo soltanto che abbia avuto il coraggio di rendersi conto del male che lui stesso ha contribuito a diffondere. 
 
 
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli né nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando a casa andando per via,
coricandovi alzandovi:
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

(Primo Levi)
 
 
 
 

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