UNA VITA ALLA SAGRA DELLE SAGRE: LA STORIA DI CELSO FAZZINI



BARZIO – Il padre della Sagra della sagre è indiscutibilmente Renato Corbetta. Ma il padrino potrebbe essere tranquillamente Celso Fazzini, che dal 1966 non si perde un’esposizione nella piana di Pratobuscante, a Barzio.

“Anzi, in realtà ne ho fatta una in più – racconta il titolare di Fazzini Technology, oggi arzillo 79enne che ha lasciato l’azienda al figlio, ma non ci pensa proprio a tradire la sagra –. Ho partecipato anche alla manifestazione del 1965. Quindi si può dire che io abbia fatto ben 52 fiere”. Il perché è presto detto. “Mio fratello era sindaco di Premana – racconta – e mi aveva proposto, insieme ad altri artigiani, di andare a vendere coltelli in un evento  che era stato organizzato per una corsa ciclistica in Valsassina. Io andai senza troppe aspettative, ma i visitatori comprarono tutto. In pratica non lasciarono nulla”.

SAGRA 1966 CICLISMOCosì si decise di realizzare la sagra vera e propria. Il primo svolgimento ufficiale della manifestazione risale infatti al 1966 e fu voluto per creare un momento di festa in occasione del ritiro premondiale svolto in Valsassina dagli Azzurri del ciclismo, guidati dal mitico Felice Gimondi, che vinse anche la gara organizzata a contorno dell’evento. Durante i decenni, la Sagra si affermò poi come esposizione esemplare in tutto il territorio di pertinenza, rivelandosi un sistema di marketing e di commercializzazione per le imprese, che possono promuovere e vendere i propri prodotti in un mercato decisamente ampio, esteso a molte province lombarde.

Ma i primi anni fu il trionfo della Valsassina. “C’erano tutti: artigiani, fabbri, falegnami, caseifici della valle. Poi piano piano l’esposizione ha aperto anche a imprese che arrivano da più lontano”. Ma mentre in molti sono contrari a questa apertura, Fazzini non ne fa certo un dramma. “La sagra rimane comunque un’iniziativa sempre bella”.

E anche grazie a essa, nel 1973, il premanese fece una pubblicità in televisione. “Ero socio della Coltelleria Montana – ricorda – e Gianni Morandi teneva una rubrica di cucina. Al termine apparivano i nostri coltelli con la musica di Mozart in sottofondo. Quell’anno raddoppiammo le vendite anche in sagra”.

 

 

 

 

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