BARZIO, UN ANNO FA LE 1.200 FIRME CHE FERMARONO LA “AUTOSTRADA”. POLITICA ALL’ANGOLO, POI L’AUDIZIONE IN REGIONE CONTRO LA SPECULAZIONE



BARZIO – Esattamente un anno fa, il 6 agosto del 2022, con una raccolta firme i cittadini di Barzio e numerosi villeggianti e amanti della Valsassina bloccarono il progetto di nuova strada verso la funivia dei Piani di Bobbio.

L’infrastruttura sarebbe dovuta sorgere a valle del paese con lo scopo di offrire un percorso privilegiato agli sciatori; annessi ad essa erano stati pensati due parcheggi, uno a raso e uno multipiano, in un’area verde sulla quale insistono ambizioni edilizie.

Lo studio di fattibilità, inserito nei Patti Territoriali di Regione Lombardia sottoscritti in vista delle olimpiadi invernali del 2026, fu commissionato (e approvato nell’estate del 2021, per casualità anche quello in data 6 agosto) senza troppo clamore dalla giunta barziese composta dal sindaco Giovanni Arrigoni Battaia, il vice Paolo Bianchi e l’assessore Giovanna Piloni e sostenuto dalle altre amministrazioni dell’altopiano (Cassina, Cremeno e Moggio), dalla Comunità Montana del presidente Fabio Canepari, dalla Provincia di Lecco e dai riferimenti di Forza Italia sul territorio Umberto Locatelli e Mauro Piazza (nel frattempo confluiti nella Lega).

La scorsa estate furono l’allora sottosegretario regionale Antonio Rossi insieme all’assessore agli Enti Territoriali e Montagna Massimo Sertori ad annunciare lo stanziamento di undici milioni di euro per realizzare la strada, che già da mesi veniva contestata sul territorio.

Fu a quel punto che un gruppo di liberi cittadini prese l’iniziativa di una raccolta firme, portata avanti sia con il passaparola casa per casa, sia – soprattutto – online sulla piattaforma Change.org, e in un mese ben 1.200 cittadini misero nome e cognome per dire No “alle olimpiadi del cemento in Valsassina”. Nelle settimane successive seguirono repliche e nuovi posizionamenti da parte della politica locale e regionale, con tanto di promessa da parte dell’assessore Sertori di un tavolo di confronto – mai convocato.

I promotori della petizione non si fermarono agli annunci e con la fine dell’estate protocollarono motivazioni e firme nei 14 enti sottoscriventi i Patti Territoriali, un gesto che attribuì forte autorevolezza alla posizione del No e che portò all’incontro negli uffici di Regione Lombardia, occasione che permise di sottoporre ai tecnici regionali dubbi e incongruenze del progetto, ma soprattutto dimostrò la sensibilità della popolazione nei confronti della tutela del territorio.

Passato un anno dalla raccolta firme, e mesi dall’invito in Regione, il Patto Territoriale sembrerebbe essersi arenato e nessuno dei protagonisti ne ha più fatta menzione. L’attenzione in Valle si è spostata sulla tangenziale di Primaluna – sulla cui necessità nessuno ha da obiettare – mentre le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 sembrano destinate a svolgersi puntualmente, seppur prive dell’autostrada di Barzio.

RedPol

 

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