VALSASSINA – Fossili di animali marini e un crostaceo “dedicato” all’abate Stoppani sulle cime della Grigna, oggetto di un articolo scientifico. A spiegare i particolari ritrovamenti, che hanno portato alla scoperta di questa nuova specie, è Andrea Tintori, ex professore di Paleontologia presso l’Università degli Studi di Milano; residente a Malgrate, Tintori conosce bene le montagne lariane e ne studia da molti anni le peculiarità, tra le quali proprio quella di essere state, in particolare nel periodo Triassico, un’area ricca di diverse specie marine.
“Gli scavi oggetto della ricerca – spiega il paleontologo – sono stati effettuati tra il 2003 e il 2009 sulla Grigna, nella zona degli Scudi di Tremare; lì sono stati recuperati circa 1500 esemplari di pesci, una stella marina e alcuni crostacei, tra i quali 12 Tilacocefali. Questa specie ha conosciuto un grande sviluppo nel periodo Triassico medio e in Grigna la particolarità è stata di averne rinvenute almeno 4 specie diverse, nonostante i pochi esemplari: in genere è riscontrabile la presenza di una sola specie con presenza minima di altri resti, qui la sua presenza è stata molto diversificata”.
“Non sappiamo il motivo di una tale diversità, probabilmente l’ambiente tropicale caldo favoriva la loro presenza e permetteva loro di diventare abbastanza grossi: abbiamo rinvenuto un frammento di un esemplare grande forse 15 centimetri e altri di circa 4-5 centimetri, quando ad esempio altri ritrovamenti in Slovenia si aggirano intorno ai 2 centimetri”, spiega il paleontologo.
Un’altra domanda che i ricercatori si sono posti è stato il posizionamento di questi esemplari: “I Tilacocefali vivevano sui fondali sabbiosi in acque abbastanza basse, probabilmente sono stati trasportati da frane sottomarine dall’ambiente in cui vivevano ad un livello più profondo, dove sono stati trovati. Un’altra curiosità è che al livello in cui si trovavano loro non abbiamo rinvenuto pesci e viceversa”.
“La specie più comune – spiega Tintori – del Tilacocefalo deve il suo nome a un villaggio del Madagascar, dove questa è stata rinvenuta per la prima volta. La specie era presente anche in altre zone dell’Africa, in Cina e in Giappone, e in generale l’animale è stato trovato in molte altre aree del pianeta”.
Tintori ha poi illustrato i motivi della dedica all’abate del nuovo genere, lo Stoppanicaris grignaensis: “Il nuovo genere di Tilacocefalo è stato dedicato a Stoppani, che lavorò sulle Grigne, in particolare sul versante di Esino, e condusse una serie di ricerche anche sul Monte Barro e sui Corni di Canzo; le sue attività sono state il nucleo della paleontologia lombarda. Di questo nuovo genere abbiamo un solo esemplare: questo è forse presente anche nell’area della Carnia, dove sono stati ritrovati due esemplari simili ma difficilmente confrontabili e probabilmente differenti nelle spine posteriori”.
Il paleontologo prefigura poi gli impegni futuri: “Forse continueremo a lavorare su del materiale cinese del Triassico inferiore, una serie di reperti raccolti prima del Covid ancora da analizzare. Per quanto riguarda le ricerche sulla Grigna, forse questo sarà l’ultimo articolo in merito; il materiale raccolto si trova ora a Milano ed è sostanzialmente archiviato, su di esso c’è un completo disinteresse e credo che non sarà più oggetto di studio”.
“Quest’anno – commenta amareggiato Tintori – con l’anniversario della nascita dell’abate Stoppani, è triste non avere reperti a Lecco: non è considerato Palazzo Belgiojoso, il Museo della Fornace di Barzio non ha più una collezione di fossili e a Milano questa è tornata in parte. Nonostante tutto l’impegno messo in campo, 5 anni di scavi finanziati dal parco, tutto è finito lì e il materiale è stato dimenticato.
“Alcuni mesi fa – riflette – sono stato contattato da uno studio di produzione documentari, che avrebbe voluto illustrare un’interessante panoramica sugli aspetti geologici del luogo: purtroppo però non ho ricevuto nessuna risposta dalla Comunità Montana e non se n’è fatto nulla. Purtroppo le istituzioni non sfruttano questi aspetti, che interesserebbero certamente una fetta di turisti in particolare anglosassoni soprattutto riguardo la parte naturalistica: il nostro territorio ha una varietà geologica incredibile, che credo sia utile associare alla fruizione della montagna da parte dei turisti”.
Tintori conclude con una nota di speranza: “Ora sto lavorando con il Parco Barro, nei prossimi mesi apriremo al pubblico un altro dei siti di ricerca dell’abate Stoppani nelle vicinanze del termovalorizzatore di Valmadrera: al momento abbiamo ripulito il bosco e stiamo preparando una mappa geologica dei sentieri che conducono ai luoghi in cui sarà possibile vedere i fossili direttamente sul terreno. Speriamo che per la prossima primavera quest’area sia visitabile”.
Michele Carenini