DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA SETTIMA DOPO IL MARTIRIO DI GIOVANNI BATTISTA

Leggo queste parabole in questo modo. La prima parla di noi. Il regno di Dio è Dio che sta amando, ora, qui, noi, proprio noi.  Il regno di Dio è Gesù, la sua persona, Lui con tutta la sua vita e tutte le sue Parole. Se lo comprendi, ho detto “se” perché non è una cosa scontata, sai di avere a che fare con un tesoro di inestimabile valore e non te lo lasceresti per nulla scappare, saresti disposto a mettere tutto in secondo piano pur di averlo. Sarebbe bello percepire Gesù e il suo Vangelo come l’unica cosa necessaria, come l’unica risposta alle domande più vere e decisive che abitano il nostro cuore, il senso e il fine di tutto e la comunione con lui la fine di tutto. Se lo comprendi si inonda il cuore di gioia e sai che di quel tesoro non puoi piu assolutamente farne a meno. E non si tratta di buttare via tutto per Gesù e il suo Vangelo ma di investire tutto quello che hai e che sei su Gesù e il suo Vangelo per una gioia incredibile.

La seconda parabola parla di Gesù. È lui il cercatore di perle preziose. E le perle preziose siamo noi, è tutta l’umanità. Per noi ha dato via tutto, anche la sua vita, per “averci”. Siamo perle di grande valore. Lui ci stima del valore della sua stessa vita. Sarebbe bello essere anche convinti del valore che lui ci dà e del fatto che siamo la sua gioia.

È interessante notare il tempo usato per i verbi che descrivono le azioni compiute dal contadino e dal mercante. I verbi del contadino sono al tempo presente: “va vende tutti i suoi averi e compra”. Ora è il tempo della decisione per la gioia sicura, unica. I verbi del cercatore di perle sono, nel testo greco (purtroppo la nostra traduzione non ne tiene conto) al passato: “andò e vendette”. Si tratta di una azione già compiuta. Se il cercatore di perle è Dio, qui si dice che ha già dato tutto per averci, ed è ancora contento di averlo fatto.

La terza parabole parla della responsabilità. La rete è la Parola di Dio offerta a tutti, una parola che raggiunge tutti. I pesci siamo noi e tutti quelli che sono raggiunti dalla Parola. È una parola che, “pescandoci”, ci fa passare dalla morte alla vita, (cfr vi farò pescatori di uomini) perché è una parola offerta a chi è peccatore ma che può nell’accoglierla e nel continuo sforzo di conversione salvarsi. Ora è il tempo di vivere la responsabilità di accogliere questa volontà di salvezza di Dio cercando di vivere la sua Parola e impegnandoci a condividere il suo desiderio che tutti gli uomini siano salvati. Possiamo dire che l’essere misericordiosi è il primo modo di assumere la nostra responsabilità di essere discepoli e figli.

La quarta parabola è introdotta da una domanda: avete capito queste cose? Così possiamo intendere la parabola come un invito a scrivere con la nostra vita le parole “nuove” del Vangelo, comprese e scelte, Parole che desideriamo con gioia e con tutto noi stessi regalare ad altri. Mentre condividiamo con tutti la responsabilità della custodia di ciò che è sapienza antica dobbiamo fare il possibile perché anche ad altri, proprio attraverso di noi, giungano le Parole nuove del Vangelo.

Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo