Ci ritroviamo attorno al dono della Parola e della vita di Gesù e siamo raggiunti da una richiesta dal Signore Gesù: quella di diventare “missionari”. Siamo radunati e poi inviati. Quanto più ci scopriamo destinatari di doni grandi tanto più dovremmo gioire della fiducia Dio ripone in noi come suoi missionari.
Nella prima lettura si ricorda come la prima comunità cristiana si è stretta attorno a Paolo e Barnaba per sostenerli nella chiamata ad essere missionari del Vangelo. Loro andranno per il mondo e la comunità intera sarà profondamente, spiritualmente con loro. Credo che sia una esperienza fondamentale per chi è inviato avvertire la presenza della intera comunità. Non si può mai “andare” da soli. La comunità offrirà aiuto, conforto, sostegno, confronto e discernimento, accoglierà il racconto delle grandi opere di Dio e innalzerà al Signore la sua gratitudine.
La seconda lettura attraverso il racconto personale di Paolo ci ricorda che sempre al centro del nostro essere missionari ci deve essere la sola preoccupazione di annunciare Gesù e quello che Gesù compie in noi e attorno a noi con il preziosissimo e imprescindibile consenso della nostra libertà. Dice anche che suo motivo di vanto è l’essere stato capace di non portare un suo particolare contributo li dove qualcun altro aveva già annunciato il Vangelo. Ci ricorda così l’essenziale capacità che ci deve essere di rispettare il vissuto di una comunità cristiana salvaguardando la preziosità di una tradizione.
Infine il vangelo ci regala il motivo più grande di serenità, pace e speranza nel vivere la missione. “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Gesù non si sottrae alla sua decisione di amare e salvare il mondo. Lo fa con noi. Insieme a noi. L’esperienza dell’andare ad annunciare il suo Vangelo nel mondo, del generare altri discepoli, del far passare dalla morte alla vita altri sarà per i missionari concreta esperienza di salvezza vissuta nella propria vita, nella propria carne. Sarà la possibilità di capire che Gesù è vivo veramente, e di gustare la potenza del suo amore.
Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo





