EDITORIALE/Valsassinesi bocciati in raccolta differenziata: colpa di chi ?



C’era una volta il sacco nero, fedele amico e complice di mille avventure. Uno si alzava della poltrona e cacciava dentro il vasetto dello yogurt appena finito o gli avanzi della cena serale, tutto andava bene nei tempi di impunità “immondiziaria” perchè il nostro amico sacco nero niente diceva, nascondendo i segreti delle famiglie valsassinesi nel suo scuro e buio contenitore.

Lunedì mattina ci si alzava e si portava fuori il sacchetto stracolmo di variopinti rifiuti, carta, cartone, plastica, alluminio, avanzi di cibo, pannolini sporchi, addirittura le bottiglie di vetro andavano a finire dentro quell’orgoglioso sacco antiecologia.

Intanto il mondo andava a pezzi, non esisteva lo spirito ecologico dei giorni nostri, nessuno ci pensava, tutto era un immenso e impunito sacco nero che raccoglieva gli scarti prodotti dall’essere umano in ogni minuto della sua esistenza.

Grandi feste e raduni di sacchi neri, insieme a sacchetti dei supermercati si facevano nei cassonetti frequentati da cani e gatti, cassoni che ad ogni angolo dei paesi della Valle accoglievano con un semplice spintone verso il basso del pedale  tutto quel mondo di omertà fatta sacchetto.
Ma il mondo stava cambiando, con tanto di pubblicità, dèpliant, disegni fatti dai bambini nei quaderni di scuola; tutto invitava anche i valsassinesi a cambiare vita: bisognava adeguarsi al nuovo sistema, quello multicolore della raccolta differenziata.

Perfino gli anziani delle frazioni e i centri storici, avevano imparato il nuovo concetto: raccolta differenziata. Suonava ecologico, verde come la valle, tonnellate di carte con dei disegni colorati e sorridenti invitavano la popolazione a suddividere i rifiuti in diverse categorie, c’erano i secchi, quelli umidi, la plastica, il vetro, l’alluminio.
Tanti i rifiuti e tanti i sacchetti, multicolori anch’essi, col viola che si associava alla plastica e il cartone, quello trasparente (le prime volte regalato dalle amministrazioni comunali) che custodiva gli avanzi di cibo, il vetro andava nelle apposite campane collocate strategicamente nelle vie dei paese e poi, ovviamente per quei rifiuti di cui non si sapeva cosa farsene, c’era sempre il vecchio sacco nero.
Tempi di cambiamenti, dalla prima elementare al circolo di anziani del paese, tutti a fare raccolta differenziata, diversi anche i giorni di questa raccolta che variano di paese in paese.

Cosi sono passati gli anni, i valsassinesi erano fieri e orgogliosi di essere ecologisti, di saper differenziare l’umido dal secco e settimana dopo settimana i loro rifiuti si depositavano in maniera corretta e ordinata nei diversi sacchi.

Ma dopo questi anni arriva e si conferma la triste notizia: non siamo in grado di differenziare la spazzatura, la Provincia boccia quasi tutti i comuni della Valle, cosa è successo? Nelle strade e davanti ai cancelli delle case dei valsassinesi continuano a vedersi i sacchi multicolori nei giorni giusti, è possibile che i cittadini della verde Valle non abbiano capito ancora cosa cacciare dentro ai sacchi? Forse a qualcuno non conviene dire “bravi” ai residenti di queste parti perchè premiare altre zone ha qualche convenienza, forse incide la grande presenza di turisti che la differenziata qua non hanno voglia di farla, forse in parte non siamo bravi.

Qualcuno dovrà comunque dare una risposta a tutto questo, perchè i valsassinesi non sono stupidi, non solo fanno la raccolta, ma pagano anche salate tariffe per far raccogliere i rifiuti e dopo tutti questi sacrifici, vengono trattati quasi come idioti e ignoranti che non sanno dove cacciare i loro rifiuti.
La cosa puzza, profuma male come ai tempi del sacco nero, ma non dovrebbe, perchè ormai in quel fatidico sacco ci va solo quello che ci deve andare, dunque è ora che gli amministratori valligiani difendano l’intelligenza e il buon senso dei loro cittadini.

 

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