FUSIONI TRA COMUNI E SERVIZI ASSOCIATI: UNA MODESTA PROPOSTA



Constato, in ogni caso, che siamo in grave ritardo ad ottemperare alla legge di due anni fa che, giustamente, impone la “Gestione Associata Obbligatoria” tra i comuni. Per come la vedo io, suggerisco alcuni spunti ai nostri amministratori, da non interpretare come  verbo divino.

Premessa di partenza
Comincio col dire che un comune rivierasco deve essere considerato tale perchè la parte preponderante della sua realtà urbana è in riva al lago. Questo a prescindere che il suo territorio si estenda anche in altitudine.
La fusione tra più comuni, o l’annessione di territori non urbani, dovrebbe tenere conto dell’ esistenza di un collegamento stradale tra di loro, idoneo al transito dei veicoli, pubblici e privati.
A mio parere, poi, le Comunità Montane dovrebbero essere riformulate, introducendo il concetto  che i comuni che ne fanno parte posseggano il territorio urbano esclusivamente in montagna.  Verrebbero quindi esclusi i comuni rivieraschi sia di lago che di mare, peraltro molto più ricchi economicamente.

Questi che seguono potrebbero essere dei possibili accorpamenti, se c’è un minimo di volontà politica, e mettendo da parte il campanilismo (che non è annullamento delle tradizioni) foriero solo di costi per il contribuente.

Prima unità comunale: il comune di Morterone gode di un’unica strada che lo collega a Ballabio. E’ inevitabile che diventi una frazione di Ballabio.
Il Pian dei Resinelli è un’anomalia costosa che va risolta. Non ha alcun senso che Lecco, Abbadia Lariana e Mandello del Lario (tutti e tre rivieraschi), solo perchè possessori di una quota di territorio montano, assieme a Ballabio che è esclusivamente montano, debbano gestire in comune dei servizi a pochi residenti e ai turisti. Assodato che esiste una sola strada di collegamento, quella  con Ballabio, è più logico che i Resinelli diventino una frazione di questo comune. Diversamente, ma non ha molto senso, potrebbe diventare una frazione di Lecco solo in una logica metropolitana.

Seconda unità comunale: "Altopiano Valsassinese”, con Cremeno, Cassina, Moggio, Barzio e Pasturo.

Terza unità comunale: “Centro Valsassina”, con Introbio, Primaluna, Cortenova, Parlasco e Taceno.

Quarta unità comunale: “Alta Valsassina”, con Vendrogno, Margno, Crandola e Casargo.

Quinta unità comunale: “Val Varrone”, con Vestreno, Sueglio, Introzzo, Tremenico, Pagnona e Premana.

B) Parte lacustre, mantenendo inalterata la CM di appartenenza.
Prima unità comunale: “Basso Lario Orientale”: Abbadia Lariana, Mandello del Lario e Lierna.
Seconda unità comunale: “Medio Lario Orientale”: Varenna, Perledo, Esino Lario e Bellano.
Terza unità comunale: “Alto Lario Orientale”: Dervio, Dorio e Colico.

Fase transitoria, limitata temporalmente.
Considerato che queste “Unità Comunali” abbisognano del tempo necessario per affinare e consolidare l’erogazione dei servizi alla cittadinanza, è tassativo limitare i costi di gestione che ne derivano. Solo quelli cosiddetti fisiologici.
Il personale che opera nelle “Unioni” dovrebbe essere “prestato” temporalmente dai singoli comuni, quindi a rotazione. In questo modo si potrebbero soddisfare i servizi di segreteria e di ufficio tecnico (settore notoriamente “delicato”), senza appesantire i costi.    
Concludo affermando che, in qualche modo, la citata Gestione Associata Obbligatoria, dovrebbe essere anche “Coercitiva” nei riguardi dei comuni inadempienti. Pena, un ulteriore taglio ai già modesti ritorni da parte dello Stato e della Regione. Solo i fondi per il mantenimento dell’apparato.

 

 

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