IL DOMENICALE DI R.B./”HO FATTO IL CARABINIERE E QUESTA È UNA MINIMA PARTE DI CIÒ CHE HO VISTO…”



Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi
(Blade Runner – Ridley Scott – 1982)

 

Come avrete certamente intuito, questa rubrica spesso e volentieri naufraga in una fucina di ricordi e di memorie. E, aggiungo, non potrebbe essere altrimenti.

Per cui, lasciata al suo destino la pista del nulla e riempito tra i sorrisi della Regina dei Monti e delle Funivie il buco di Bobbio, vi parlerò di alcuni fatti che mi riguardano accaduti tra il 1982 di Blade Runner e il 1983 del Ritorno dello Jedi.

La Scuola Carabinieri di Fossano alla fine del maggio 1982 sembrava un villaggio turistico; gli allievi nel tempo libero andavano e venivano in accappatoio dalle camerate alle docce, qualcuno in costume e ciabatte. Peccato che dopo pochi giorni dal mio arrivo nella Provincia Granda il colonnello diede un giro di vite epocale: alle docce si doveva andare in divisa, e tutto cambiò.

Ci adattammo, ovviamente.

Di quei giorni ho milioni di immagini impresse nella mente, ma la più forte resta quella dell’11 luglio 1982: quando tutti, ma proprio tutti, si implotonarono e si presentarono sotto il corpo di guardia cantando di felicità, mentre dalla scuola ogni mezzo dotato di sirena usciva nelle strade intorno a celebrare i gol di Rossi-Tardelli-Altobelli e l’ennesima sconfitta tedesca.

Poi vennero Como e la caserma di Via Borgovico, e lì iniziò tutta un’altra storia.

Ho girato i carceri di mezza Italia, e la prima volta che sono entrato a San Vittore, ve lo giuro, mi sono sentito in galera anch’io. Ma poi ho anche mangiato (era l’ultimo dell’anno) in quello di Trieste tra i detenuti il cibo preparato dai detenuti, con tanto di panettone e auguri di buon anno.

E in quei posti ho accompagnato – il più delle volte su una macchina a noleggio – esseri umani di tutti i tipi: ladri, spacciatori, assassini veri e presunti. Anche in questo caso ho un ricordo più forte, quello di una terrorista che su un blindato e accompagnati da una scorta abbiamo “tradotto” al carcere di Novara. Non so chi fosse e non m’interessava; avevo altre sensazione cui prestare attenzione.

Una notte, poi, mi hanno vestito da Derek Shepherd e mandato a piantonare un detenuto che aveva un sospetto infarto; e sapete dove? In sala rianimazione del S. Anna. Così ho partecipato alla notte di un ragazzo in coma per un incidente stradale e di altri due ospiti di quel regno di mezzo tra la vita e la morte.

Fuori dalla rianimazione c’era la moglie del mio “protetto”. A un certo punto sono dovuto uscire e lei mi ha chiesto “Dottore, come sta?”. Le ho risposto “Sta meglio”, impersonando con poca convinzione l’allora sconosciuto Shepherd. Non ho avuto il cuore di dirle che ero un carabiniere e che ero lì a sorvegliare suo marito.

Ricordo le lunghe notti di piantone a guardare Borgovico spegnersi e riaccendersi; alcune di queste, peraltro, le ho passate in compagnia di Gerry Calvanese che, a quei tempi, lavorava per la Compagnia di Como. E proposito di marescialli del passato la mia memoria conserva ben stretta tre immagini. La prima è quella del comandante della stazione di Introbio, il maresciallo Nigro: è lui che mi ha arruolato e se ne ricorda sempre. La seconda e la terza sono dei marescialli Gerardi e Berguet, rispettivamente comandante e vice comandante della stazione di Como, un toscano e un valdostano a capo di un drappello di uomini del Regno delle Due Sicilie. Aggiungo: splendidi uomini del Regno delle Due Sicilie della cui amicizia sarò sempre riconoscente.

Verso la fine del periodo di leva quelli del nucleo operativo mi hanno caricato su un’auto in “borghese”: “andiamo a stanare un tipo pericoloso” mi dissero. Alle cinque del mattino circondammo una villa in mezzo a prati e boschi: “se vedi qualcuno che scappa fermalo”. Avrei voluto rispondere “Come?”, ma poi ho visto la pistola che avevo in mano e ho evitato di pensare oltre. Non lo trovarono anche se inequivocabilmente aveva dormito nella sua stanza. Qualche mese dopo venni a sapere che l’avevano arrestato: era nascosto in un vano costruito apposta in cantina.

Potrei andare avanti all’infinito perché ogni tassello di quella storia durata un anno sarà un eterno compagno di viaggio della mia vita; lo spazio di un giornale, però, non si spinge fino ai bastioni di Orione ed alle porte di Tannhäuser, per cui concedetemi solo un ultimo ricordo.

Distretto militare. Ogni giorno centinaia di ragazzi arrivano per la visita, c’è di tutto ed anche di più, come potrete immaginare. In mezzo a questo oceano, una mattina, ne individuo uno, un’onda più alta delle altre che sbruffoneggia in mezzo alla sala. Lo osservo, lo prendo da parte, gli parlo. Mi racconta una storia di violenze subite dal padre, non so se credergli (in questi casi non lo sai mai)i, anche se una botta in testa ce l’ha davvero. Lo mandano a Baggio, ma prima torna da me e mi chiede cinquemila lire: non ha soldi, ne ha bisogno. Gli dico “Te li do, ma so già che li spenderai in droga”. Non mi dice nulla e se ne va. Dieci giorni dopo lo rivedo, entra al distretto, mi cerca. Mi saluta, mi rende le cinquemila lire e mi regala la pipa con cui si fumava la propria vita. Mi dice solo “Grazie” e se ne va di corsa. Io, invece, non riesco a dire proprio nulla e mi viene un groppo in gola.

Ho fatto il carabiniere, e questa è una minima parte di ciò che ho visto, non in una galassia lontana lontana, ma a pochi chilometri da qui.

Sono un carabiniere, ed anch’io, come tanti, ieri sera ho reso grazie alla Virgo Fidelis

Buona domenica.

 

 

 

 

 

 

 

 

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