NIKI LAUDA, LA CLASSE E L’ELEGANZA DI UN MITO DELLA FORMULA 1



Per chi ha avuto la fortuna di vederlo impegnato nell’affrontare le gare automobilistiche, rimane indelebile la sua classe e la sua eleganza, un qualcosa che lo ha reso un vero mito della Formula 1. Andreas Nikolaus Lauda, ma per tutti solamente Niki Lauda ci ha lasciato il 20 maggio 2019 all’età di settant’anni.

Come pilota automobilista, il suo palmares è davvero impressionante. Infatti, oltre che essere stato per ben tre volte campione del mondo di Formula 1, ha preso parte a 171 Gran Premi, dei quali ne ha vinti venticinque, oltre che conseguire ben ventiquattro pole position e lo stesso numero di giri veloci.

Indiscutibilmente, il nome di Niki Lauda è, in maniera fortissima, legato alla Ferrari. Non per nulla, a bordo di una Ferrari, si laureò campione di Formula 1 sia nel 1975, sua assoluta prima volta, e sia nel 1977, mentre la terza volta fu a bordo della McLaren nel 1984.

Nato in Austria a Vienna il 22 febbraio del 1948, la sua famiglia di origine, non vedeva affatto di buon occhio la passione del figlio. Difatti, da ricchi banchieri consideravano questo ardore di Niki come un qualcosa che, agli occhi degli altri membri dell’alta società viennese, li avrebbe potuto screditare. Tuttavia, nonostante che la famiglia avesse deciso di non sostenerlo, nel 1968 Niki prese la decisione di lasciare da parte gli studi universitari, per prendere, da alcune banche, del denaro in prestito.

Dapprima, grazie a questo finanziamento, prese parte al campionato di Formula Vee, per poi, passare alla Formula 3. Fu, invece, a bordo di una March che, nel 1971 al Gran Premio d’Austria, Niki fece il suo debutto ufficiale nel mondo della Formula 1. Fu, invece, proprio l’indimenticabile Clay Regazzoni a far sì che Niki Lauda approdasse alla Ferrari. Vedendolo correre al gran premio in Argentina, Juan Manuel Fangio, altra figura mitica dell’automobilismo, pronosticò per Lauda un futuro luminoso.

Lauda vs Hunt: una perenne rivalità

James Hunt: un ragazzo estroverso, con uno stile di guida molto vicina alla spericolatezza. Non per nulla, per via dei suoi molti frequenti incidenti, era noto come Hunt The Shunt.

Niki Lauda: freddo, metodico, preciso tanto nella dieta quanto nella messa a punto della sua auto, soprannominato, per queste ragioni, il computer. Basterebbero queste sostanziale differenze per comprendere la base dell’eterna rivalità tra questi due piloti di Formula 1. Lauda e Hunt, perciò, diedero vita a incredibili battaglie, a serrate sfide dal 1974 fino al 1976. Fu, infatti, proprio il primo agosto del 1976 che si ebbe, in occasione del Gran Premio di Germania il tragico incidente a Nürburgring.

Le immagini che vedono Niki Lauda, intrappolato nella sua macchina, le fiamme che lo avvolgevano, ancora oggi suscitano brividi e trepidazione. Solo il coraggio di Brett Lunger, di Guy Edwards, di Harald Ertl e, specialmente di Arturo Merzario, che materialmente estrasse Niki Lauda dall’abitacolo della macchina in fiamme, che permisero al pilota di sopravvivere.

Seppure fosse rimasto segnato in maniera indelebile da quella tragedia, Niki Lauda, con forza e determinazione e mostrando al mondo intero un coraggio da leone, appena quarantadue giorni dal quel tragico incidente, tornò a correre. Tuttavia, non riuscì a coronare il sogno. Infatti, anche grazie alle difficoltà di Lauda, Hunt si andò a laureare campione di Formula 1.

Un titolo che, in conclusione, la gran parte dei tifosi e degli amanti dell’automobilismo, invece, ha sempre considerato giusto assegnarlo a Niki Lauda, il Signore della Formula 1.

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