Fino a pochi anni fa, migliorare il posizionamento su Google era principalmente una questione di parole chiave, tag e backlink. Oggi, le regole sono cambiate profondamente. Google è diventato un motore di risposta sempre più intelligente, e per emergere nella SERP (la pagina dei risultati), non basta “ottimizzare”: bisogna comunicare valore, autorevolezza ed esperienza reale. In questo contesto, le strategie SEO si stanno trasformando in una disciplina sempre più vicina al brand building.
La prima grande evoluzione riguarda il modo in cui Google interpreta le ricerche. Non si limita più a confrontare parole chiave, ma cerca di comprendere l’intento dietro ogni domanda. Questo è il principio della SEO semantica: i contenuti non devono solo contenere termini strategici, ma rispondere in modo preciso, completo e naturale ai bisogni dell’utente.
Ad esempio, se un utente cerca “migliori scarpe da running per principianti”, Google preferirà mostrare contenuti che spiegano perché certi modelli sono adatti a chi inizia, piuttosto che semplici liste di prodotti. L’obiettivo è creare contenuti realmente utili, arricchiti da immagini, approfondimenti, domande frequenti e, possibilmente, esperienze dirette. È in questo contesto che strumenti come Gemini di Google o ChatGPT possono aiutare a generare idee e bozze iniziali, da rifinire poi con la supervisione umana, per mantenere la coerenza e la credibilità del marchio.
Costruire fiducia: EEAT e autorevolezza
Un altro pilastro sempre più centrale è il concetto di EEAT: Esperienza, Competenza, Autorevolezza e Affidabilità. Non è un fattore di ranking ufficiale, ma rappresenta la bussola con cui Google valuta la qualità dei contenuti, specialmente nei settori sensibili (finanza, salute, consulenze professionali). Questo significa che per posizionarsi bene, è fondamentale mostrare chi sei, perché sei qualificato e come supporti ciò che dici.
Le strategie più efficaci prevedono la creazione di contenuti firmati da autori esperti, la presenza di fonti autorevoli, recensioni, case study e una biografia chiara dell’azienda. Un esempio concreto è la costruzione di hub tematici: sezioni del sito dedicate a un argomento specifico, con articoli interconnessi che mostrano padronanza e profondità. Google tende a premiare i siti che dimostrano di avere una visione organica e strutturata di un tema, non semplici frammenti disconnessi.
In parallelo, è essenziale incrementare il posizionamento con citazioni e link da siti esterni, ossia lavorare sulla link building in collaborazione con siti autorevoli. Questa attività, se fatta con metodo e coerenza editoriale, rafforza l’autorevolezza percepita del sito e aumenta la fiducia che Google ripone nei tuoi contenuti. Il consiglio è sempre puntare su link editoriali naturali, provenienti da fonti reali e contestualizzate: una buona citazione vale più di cento link artificiali, metodo portato avanti da anni da PosizioneUno, agenzia SEO specializzata in strategie efficaci per posizionare il brand online nel 2025.
Entità, contesto e reputazione: come Google “capisce” i brand
Oggi, Google interpreta il web attraverso il concetto di entità: persone, aziende, luoghi, concetti. L’obiettivo della SEO non è più solo “apparire”, ma diventare un’entità riconoscibile all’interno dell’ecosistema digitale. Questo si costruisce nel tempo, attraverso una presenza coerente su diversi canali (sito web, social, scheda Google, comunicati stampa) e l’utilizzo corretto dei dati strutturati (schema.org) che aiutano il motore di ricerca a identificare e classificare correttamente il tuo brand.
La SEO orientata alle entità lavora per collegare un marchio ai suoi argomenti chiave. Se vendi prodotti naturali, per esempio, il tuo sito dovrebbe essere associato non solo alla vendita, ma anche a temi come sostenibilità, benessere, ingredienti bio. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale investire in contenuti coerenti e distribuiti su canali affidabili, in modo che l’identità del marchio emerga chiaramente e venga riconosciuta come tale dall’algoritmo.
Questo approccio, che potremmo definire brand-driven SEO, non sostituisce le tecniche tradizionali, ma le integra: perché a fare la differenza non è più solo la pagina ottimizzata, ma la reputazione online complessiva del sito e dell’azienda.
User Experience, AI e ricerca generativa: la nuova era della visibilità
Con l’introduzione della Search Generative Experience (SGE), Google inizia a generare risposte automatiche all’interno della SERP. Questo cambia radicalmente il modo in cui gli utenti interagiscono con i risultati. I siti non vengono più cliccati solo perché “sono in alto”, ma perché sono riconosciuti come fonte attendibile dall’intelligenza artificiale di Google.
In questo scenario, i contenuti devono essere chiari, ben formattati, ricchi di elementi visivi e in grado di offrire risposte complete in pochi secondi. La User Experience (UX) diventa parte integrante della strategia SEO: struttura del sito, velocità, leggibilità, navigazione e persino design incidono sulla capacità di un contenuto di essere preso in considerazione dall’AI di Google.
L’integrazione tra SEO e AI porta anche alla possibilità di testare nuove forme di contenuto, più visive, interattive o esperienziali. Tuttavia, ciò che resta centrale è il principio della qualità e dell’autenticità. I siti che continueranno a crescere sono quelli capaci di unire precisione tecnica, voce umana e valore reale per l’utente.
Ecco perché, in un panorama sempre più competitivo e algoritmico, la vera sfida non è solo posizionarsi su Google, ma diventare un punto di riferimento riconosciuto e affidabile nel proprio settore. E questo, per noi di PosizioneUno, è l’obiettivo che ogni strategia SEO dovrebbe perseguire.