IL DIBATTITO SUL LUPO DIVENTA “POLITICO”, IL NODO CENTRALE RESTA IRRISOLTO

CASARGO – Il tema è tra i più sensibili e divisivi per le comunità alpine: la presenza del lupo. Il convegno, nato per fare chiarezza scientifica e spiegare realmente cosa stia accadendo sui pascoli lombardi, si è trasformato invece in un confronto fortemente politico. Risultato: la parte tecnica – quella necessaria per capire davvero il fenomeno – è rimasta quasi del tutto assente.

Antonio Pasquini: “Il lupo è incompatibile con i nostri alpeggi”

A dare voce alle preoccupazioni delle comunità locali è stato Antonio Pasquini, sindaco di Casargo. Il suo intervento è stato diretto e legato alle difficoltà quotidiane degli allevatori. Pasquini ha ribadito che, in un territorio fragile come l’Alta Valsassina, il lupo rischia di mettere in crisi aziende già provate: “Non possiamo chiedere agli allevatori di sacrificare tutto per recinzioni impossibili. Noi vogliamo capre, non blindati”.

Una posizione chiara, che riflette la crescente tensione sociale nelle aree montane.

Michele Corti, l’esperto atteso… parla di politica

La parte tecnica del convegno spettava a Michele Corti, indicato come esperto chiamato a spiegare il comportamento del lupo, le dinamiche dei branchi, le abitudini, i dati scientifici e le cause dei conflitti. Ma il suo intervento ha preso tutt’altra direzione.

Corti ha parlato quasi esclusivamente di norme, deroghe, sentenze, ruoli istituzionali e contraddizioni nei piani di gestione. Una relazione più da tavolo politico che da biologo o tecnico faunistico. Quel che mancava — e che il pubblico si aspettava — era la spiegazione reale delle problematiche legate al lupo: come si muove, perché scende, cosa lo spinge verso le stalle, quali misure funzionano veramente, quali no.

Il paradosso del dibattito

Il risultato è che chi era lì per capire il lupo ha ascoltato soprattutto la politica del lupo. Sono mancati: dati sulla popolazione reale; analisi dei branchi; spiegazioni sul comportamento predatorio; elementi su dispersione e motivazioni degli avvicinamenti; casi studio di convivenza o misure efficaci. Senza queste basi, il confronto rimane intrappolato in una visione emotiva e conflittuale.

Il consigliere regionale Zamperini ha fornito gli unici dati certi: un centinaio di esemplari accertati in Lombardia, duemila segnalazioni e circa 80mila euro di indennizzi. Ma lo stesso ha sottolineato la carenza di un monitoraggio capillare e stabile — condizione indispensabile per qualsiasi gestione efficace.

Tra Europa, salvaguardia e identità rurale

Gli interventi di Fiocchi e Marconi hanno riportato il discorso su piani politici ed europei: tutela della fauna, deroghe possibili, difficoltà delle comunità rurali. Ancora una volta, il livello tecnico-ecologico della discussione è rimasto sullo sfondo.

 

Il punto: si parla di lupo, ma non del lupo

L’intero convegno ha evidenziato una mancanza: non si è parlato della specie, ma delle conseguenze “politiche” della sua presenza. E finché la discussione non sarà scientifica – e non emotiva o ideologica – sarà impossibile trovare soluzioni reali.

 

C.A.M.

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