DON STEFANO, IL VANGELO DI DOMENICA PRIMA DEL MARTIRIO DEL PRECURSORE

Cosa pensavano i discepoli del regno di Dio? Cosa avevano compreso delle parole di Gesù, delle parabole con cui ne aveva parlato? Del modo in cui lo rendeva presente Gesù con le sue scelte, la sua stessa vita? Come si sentivano coinvolti nella realtà del Regno? C’erano anche dei bambini attorno a Gesù. Erano affettuosi, birichini e capricciosi, vivaci e si facevano sentire. Davano anche fastidio agli adulti. Erano importanti solo per i loro genitori, trascurabili per gli altri.

Gesù ne chiama uno e lo mette in mezzo a tutti e vuole dire qualcosa in merito al regno di Dio proprio partendo da un bambino. Chi più di un bambino chiede amore? E se il regno di Dio è Dio che ci sta, ora, amando, chi meglio di un bambino sa lasciarsi amare?

Il regno appartiene a chi è come un bambino! Chi non si fa piccolo come un bambino non può avere a che fare con il regno di Dio.

A me piace anche tanto questa verità che è evidente nei bambini. I bambini sono coloro che non ce la fanno a vivere da soli. Hanno sempre bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro per vivere. Sono bisogno e non si vergognano di esserlo.

Per essere parte del Regno di Dio, quindi, non serve altro che riconoscersi bisognosi di lui e degli altri; vivere nella consapevolezza che senza Dio non possiamo far nulla; che diventare grandi significa accettare con gioia questa verità.

Nel regno di Dio è grande chi si fa piccolo, chi è come un bambino. In greco la parola bambino significa anche “garzone”. È grande nel regno di Dio non chi è servito ma chi serve. Chi è nel regno di Dio deve provare ogni giorno a diventare servo (garzone) degli altri.

Chi è parte viva del regno poi sa che non contano le gerarchie, i titoli, le conoscenze, ma la capacità di accogliere il piccolo, colui che non conta. Perché Gesù stesso ha fatto di tutto per essere il più piccolo, servo e non padrone in mezzo a noi.

Se non si accolgono gli ultimi e i piccoli si dà scandalo, si fa inciampare e cadere chi sta cercando di avvicinarsi a Dio vivendo come piace a lui. Si persiste nel far si che continui a esserci in mezzo a noi il regno degli uomini e non quello di Dio.

I discepoli non devono continuare a inseguire i sogni di grandezza che appartengono a chi non sa cos’è il Regno di Dio, quei sogni, che conosciamo bene, legati all’avere, al potere, all’apparire sempre di più. Devono dedicarsi, a costo di grandi e significativi sacrifici, ad accogliere, mettendolo al centro di tutto, chi è piccolo e insignificante e scegliere di servire e non di essere serviti.



Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo