Gentile Direttore,
Il 7 settembre scorso, Valsassina News ha pubblicato la lettera del blogger Luca Rota sul “Nuovo ipermercato Pasturo, una rivoluzione o un pericolo?”,che, rispetto all’iniziativa e molto accoratamente, proclama di essere stato colto da “… un acuto senso di rammarico e pure un certo disgusto…”
Rota si duole, innanzitutto, dell’impatto “estetico” del futuro fabbricato su uno dei luoghi più belli della Valsassina, “…angolo del paesaggio locale di grande bellezza importanza…”. e paventa tre ordini di impatti socioeconomici sulla comunità locale:
- il primo, a mente del quale l’apertura del supermercato “… potrà provocare la chiusura di tanti piccoli negozi…”, prospettato in realtà come “…tangibile certezza…”;
- Il secondo, in virtù del quale il modello culturale che il supermercato porta con sé sarebbe inconciliabile con la cultura del vivere in montagna (principio posto, peraltro, da Rota sotto forma di domanda meramente retorica…);
- il terzo, che esprime il timore di vedere edificato un “… nuovo parallelepipedo di cemento e vetro…”, come tale incompatibile con il contesto naturale e ambientale, recante con sé il rischio di analoghe iniziative e, quindi, concessioni di licenze per ulteriori supermercati.
Sul primo.
Rota manifesta la preoccupazione che l’apertura dell’ipermercato possa causare la chiusura di molti piccoli negozi, prospettando questa eventualità come una “tangibile certezza”.
In realtà, il fenomeno della chiusura dei negozi di vicinato (alimentari e non alimentari si verifica, qui in Valle, già da molti anni e, quindi, lapalissianamente, precede l’arrivo del nuovo supermercato. Essenzialmente, la attuale presenza di esercizi nel settore alimentare deve ritenersi quantomeno “fortunosa”. Situazione fondamentalmente analoga per i negozi di abbigliamento e di altri settori merceologici, dove la chiusura o la fatica a sopravvivere è all’ordine del giorno. Anche se deve dirsi che la crisi del commercio al dettaglio non è specificamente legata alle dimensioni del territorio, quanto alle modifiche delle abitudini di acquisto degli Italiani (si pensi ad Amazon, Temu, Shein etc.) e del generale contesto socio-economico,
Sul secondo e sul terzo.
C’è sicuramente una differenza – per così dire “ontologica” – tra il vivere in città e il vivere in montagna, al di fuori delle preferenze individuali, come tali assolutamente soggettive e certamente legate alla età ed ai trascorsi personali e lavorativi di chi si agiti in questo “dilemma”.
Le tesi di Rota non sono prive di pregio, ma il punto sta nel garantire ed allestire, nel contesto della Valle, una ulteriore “comodità” quale può essere, appunto, un grande supermercato: quest’ultimo non si porrà certamente in concorrenza con quelli ancora presenti nei singoli Paesi (che probabilmente sopravvivranno, tranne forse quello ubicato a poco più di 600 metri da dove sorgerà il nuovo supermercato di Pasturo…), destinati a servire specifiche e circoscritte realtà locali. È, insomma, una infrastruttura basica, come potrebbe esserlo – per dire – la fibra ottica o le telecomunicazioni in generale, o le utilities come il gas metano e via discorrendo: cioè rientra in quanto renda più agevole e sostenibile la scelta (alternativa?) di vivere nel piccolo centro, offrendo quei servizi “di prossimità” senza obbligare a guardare alla grande città come unico modello praticabile di esistenza umana.
Se così non fosse, a questo punto dovremmo opporci e realizzare ogni possibile forma di ostruzionismo anche nei confronti delle (poche) fabbriche presenti nel tessuto industriale valsassinese: chi, infatti, potrebbe dubitare che la fabbrica e il suo sistema di produzione (molto spesso alienante…) siano astrattamente incompatibili con il modello socio-economico del “vivere in montagna”?
La tentazione di ergersi a vestali o di ingaggiare uno scontro ideologico su questo o su quello “stile di vita” è dietro l’angolo: ma la vera questione non è snaturare l’essenza della valle, ma dotarla di quel minimo contenuto infrastrutturale che agevoli la vita dei residenti o di quelli che scelgano di diventarlo.
Auguriamo buona fortuna a chi decida di investire in questa realtà, senza incontrare barricate di ostacolo allo sviluppo della comunità.
Con vive cordialità.
Vesevo Catalano
–
QUANTI INTERVENTI SU VN DEDICATI AL TEMA:
LETTERA: “IPERAL DI PASTURO, SPERIAMO IN POSTI DI LAVORO PER I GIOVANI”
LETTERA: “NUOVO IPERMERCATO PASTURO, UNA RIVOLUZIONE O UN PERICOLO?”