DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

Inizia il tempo liturgico dell’avvento caratterizzato dalla dimensione dell’attesa. Attesa del Signore, del giorno del Signore, della sua venuta alla fine dei tempi e attesa del Natale, della celebrazione della nascita di Gesù, della sua incarnazione. Che arriva il Natale lo sappiamo bene. Sono comparse, già da molti giorni, le insegne luminose sulle strade che a breve saranno accese e in tutti i negozi e supermercati moltissime cose sono comparse per ricordarcelo. In realtà sarebbe meglio dire “vendercelo”. In merito a questi segni  potrebbe essere interessante andare alla ricerca di quelli che dicono in modo inequivocabile che la nascita che si ricorda è quella di Gesù.

Ci è invece un po’ estranea l’altra attesa.  Davvero aspettiamo tutti qualcosa di nuovo, qualcosa di finalmente diverso. E ci sta pure molto bene la parola “fine”: fine dei conflitti, fine delle ingiustizie, fine delle fatiche del vivere, fine della stupidità…

Molto scolorita è invece l’attesa della fine dei tempi e del ritorno del Signore Gesù. E’ facile ritrovarci a constatare che la storia è un tempo in cui le cose sono sempre uguali, che tutto passa e ritorna senza svolte veramente decisive. Condividiamo un realismo molto pessimista. “si può solo andare peggio” ci diciamo spesso. Di fatto ci aspettiamo qualcosa di sempre più triste e cattivo.

Allo scolorimento della attesa della fine dei tempi contribuiamo anche noi, discepoli di Gesù, perché maggiormente concentrati nella riflessione e nella preghiera nell’attendere la celebrazione della nascita di Gesù.

Questo tempo liturgico è un dono prezioso per ridare vita, colore e intensità a questa attesa del giorno del Signore alla fine dei tempi.

Da sempre l’umanità è in cammino verso il giorno del Signore, il giorno dell’incontro con lui per poi condividere con lui, per lui e in lui il dono della vita eterna.

Prendiamo sul serio il grido dell’umanità e della terra e non fermiamoci al pessimismo. Trasformiamo il grido in una invocazione. Quella con cui si conclude la scrittura: “Vieni Signore! Maranà tha!”

Se guardiamo con gli occhi della fede le attese più struggenti che abitano nel cuore degli uomini possiamo veramente dire che tutto ci grida che Gesù è necessario!

Prendiamo sul serio le parole contenute nel brano di Vangelo di questa domenica e sosteniamoci vicendevolmente nella certezza che “il Signore viene! Maran atha!”

Il Vangelo poi ci suggerisce di saper vigilare! Di non stare con la testa tra le nuvole o dispersi in pensieri negativi. Siamo invitati a guardare con attenzione a concentrarci per non essere ingannati da false promesse e rivelazioni (Il Cristo è qui! È la!) e dall’idolatria del potere.

Nell’attesa del giorno del Signore i discepoli dovranno tenersi stretti nella mente e nel cuore queste parole: “chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato”. I discepoli dovranno sempre, qualsiasi cosa accada, in qualsiasi prova e tormento, scegliere di assomigliare a Gesù, il  Signore, nella sua fede, carità e speranza, nell’umiltà, nella mitezza, nella misericordia, nella scelta di essere dono, nella lontananza dalla tentazione dell’avere, del potere e dell’apparire.



Don Stefano Colombo

Casa Paolo VI – Concenedo