BARZIO – A proposito della ex tensostruttura di Barzio – o palazzetto polifunzionale – edificato ignorando le norme, si “allinea” in qualche modo in questi giorni il progetto relativo alla sostituzione dei serramenti di Palazzo Manzoni – municipio del paese tutelato dalla soprintendenza ai Beni storici storici del Ministero, piano bocciato in quanto pare prevedesse la sostituzione dei serramenti, appunto, con altri in metallo.
Ma non solo. Si sussurra che l’amministrazione di allora (sempre Arrigoni Battaia & C.) si sia in qualche modo dimenticata che quel progetto andava firmato da un architetto – sempre a norma di legge – e non già da un ingegnere. Morale: seconda frittata in un solo mandato. E se la seconda rischia di far perdere consistenti finanziamenti regionali a favore di Barzio, la prima vede pronti fin troppi euro accantonati per le inevitabili spese legali.

Il tutto, ad opera di allora amministratori coadiuvati da “professionisti” titolati. Oggi sembra che il titolo di studio in capo a un soggetto (laurea) sia motivo di garanzia per chi collabora con regolari incarichi con amministrazioni pubbliche. E nel caso di specie, poi, l’incarico è stato attribuito da un esecutivo di laureati compresi i responsabili degli uffici, pertanto la garanzia per un buon amministrare si sarebbe dovuta registrare. Invece no.

Allora ci si domanda: ma il titolo di studio è la password che un professionista, o un amministratore, o ancora un amministratore e professionista tiene in tasca con sussiego oppure serve il giusto – o niente di tutto questo?
Morale: non fidiamoci solo dei titoli di studio: occorrono competenza e conoscenza senza le quali si rischiano gravi danni, destinati potenzialmente a pesare sulle tasche pubbliche – rimpinguate da cittadini che ripongono fiducia nelle istituzioni.
Il Lasco 2025





