BARZIO E LA STORIA SENZA FINE DELLA VILLETTA DI SORCÀ: NUOVA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO. MA NON È ANCORA FINITA…



BARZIO – Una vicenda incredibile, che continua ad essere tale e forse addirittura “peggiora” di mese in mese. La controversia è quella sulla famosa villetta in località Sorcà di Barzio, costruita da un’impresa locale per una famiglia milanese ma “fuori dimensione” e dunque contestata a suon di carte da bollo da un vicino, il barziese Martino Gargenti. Dopo in pratica 20 anni di conflitto nei tribunali di mezza Italia, l’ultimo recente passaggio è la nuova sentenza del Consiglio di Stato che respinge il ricorso per revocazione avanzato dai proprietari Andrea Giuseppe Comaschi e Maria Rigoldi contro Gargenti e il Comune di Barzio. Oggetto della richiesta era la revoca della sentenza dello stesso Consiglio di Stato, che nel 2014 aveva accolto l’appello del vicino di casa, ritenendo che l’opera fosse “in contrasto con le norme edilizie urbanistiche locali quanto all’altezza, al volume, alla valutazione del muro di contenimento”.

Villetta da demolire dunque, come disposto già circa 4 anni fa dal Comune. Ma contro l’ordinanza del municipio di Barzio la famiglia ha opposto un altro ricorso (tuttora pendente) al TAR della Lombardia. Il quale dal 2015 deve ancora pronunciarsi, quindi la costruzione resta in piedi mentre le spese legali corrono. Per tutti.

In attesa di una conclusione di questa storia infinita (nella quale è rimasto coinvolto anche il costruttore), possiamo stimare che tra avvocati e impegno di corti diverse, le parti abbiano già investito quasi 400mila euro. Di questi, 65mila circa sono a carico del Comune di Barzio – l’ente che, molti anni fa – autorizzò in modo evidentemente sbagliato nella forma il progetto edilizio poi contestato da Gargenti. Per colpa di quella scelta, di un’amministrazione precedente a quella oggi in carica, il municipio paga con soldi pubblici l’assistenza legale su quella che sembrerebbe una controversia privata. E meno male che in questo caso (avanti il Consiglio di Stato), il Comune ha deciso di non avvalersi di un avvocato. La sentenza ha dato ragione, nello specifico, allo tesso ente locale e al ricorrente Gargenti; ma come detto la demolizione dell’immobile è ancora oggetto di un ricorso e quindi la parola fine alla lunghissima lite sembra tutt’altro che scritta.

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