DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA TERZA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA



“Non abbiamo altro che cinque pani e due pesci”. Quanto ci pesa la sproporzione che avvertiamo tra ciò che muove il nostro cuore a compassione e le nostre concrete possibilità di fare qualcosa di utile e buono come risposta risolutiva di un dolore, una sofferenza, uno smarrimento, una fatica. A volte la sproporzione che avvertiamo ci paralizza. Ci sentiamo troppo poveri, fragili, impotenti. E non facciamo nulla, non ci riusciamo.

Ma…. almeno accade questo: proviamo compassione e avvertiamo la sproporzione.

Oggi, indubbiamente, questa reazione è preziosa. È molto di più che semplicemente constatare fatiche, sofferenze e problemi. E’ molto meglio del cinismo, dell’impassibilità.

Il vangelo di oggi ci dice che è buona cosa avvertire la sproporzione e questa consapevolezza deve essere consegnata al Signore insieme a tutto quello che possiamo dare o fare, con la fiducia di chi sa che Lui può l’impossibile. Il Signore accoglie come un dono preziosissimo per cui benedire e ringraziare la nostra compassione, il doloroso senso di sproporzione e tutto ciò che possiamo fare o dare.

E avviene il miracolo. Quello che gli offriamo si moltiplica e diventa risposta abbondante a quella fame intravista che ha mosso il nostro cuore a compassione.

Con coraggio e determinazione mettiamo nelle mani del Signore quello che abbiamo e che possiamo fare, senza indugio, ogni giorno, con fiducia.

Il vangelo ci dice anche che il miracolo accadrà ancora grazie a noi, attraverso noi. Presteremo al Signore la nostra vita, le nostre mani, perché lui possa distribuire a tutti ciò che serve per placare ogni fame che morsica il cuore.

Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo

 

 

 

 

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