Il paradiso perduto: l’indimenticato campo alla Chiesa di Bindo



Molti gruppi nascono per motivi futili, ridicoli o purtroppo a volte offensivi, molti a sfondo politico, altri sono discriminatori, ma quando in un paese che conta poco più di mille anime un gruppo di quasi cento giovani chiede qualcosa a gran voce, sicuramente ciò è degno di nota. Il gruppo nasce nell’ottobre dell’anno scorso e non con l’intento di denunciare un disservizio ma di raccogliere virtulamente tutti i ragazzi che hanno giocato sul vecchio campo alla Chiesa di Bindo, costruito dai ragazzi ma che dopo la frana è stato trasformato in parcheggio.
 

Pubblichiamo sotto, integralmente, la lettera inviataci del Gruppo :

IL PARADISO PERDUTO
Correva l’anno 1998 quando un gruppo di giovani bindesi, insieme ad amici e parenti, portarono due porte da calcio nel parcheggio della chiesetta di S. Biagio e, con il benestare dell’allora parroco Don Aurelio, misero in piedi un “campetto” in cui passare allegramente le giornate.
Cosa curiosa per i ragazzi che, mentre venivano eseguiti gli scavi per il posizionamento delle porte, ritornarono alla luce i resti di un vecchio campetto dimenticato: furono infatti ritrovati i basamenti in cemento che ricordarono a tutti l’esistenza del campetto, concesso dall’indimenticato Don Carlo, dopo anni quindi, i ragazzi di Bindo tornarono ad avere un proprio campetto, nel quale giocare e divertirsi.
Molto si deve al CS Cortenova, che regalò delle reti per le porte, per sostituire i gli spaghi messi ingegnosamente dai bambini. 
Tanti ragazzi son passati sul quel campetto, nato per forza e per necessità: infatti, “prima di trasferirsi” alla Chiesa, i ragazzi di Bindo giocavano allegramente nell’area denominata “Pascolo”, dove ora si trova il Centro Caritas, salvo poi esser costretti ad abbandonare le rive del Pioverna dopo la costruzione di una pedana di cemento per i roller, il trapianto di piante in mezzo al prato e l’inserimento di altalena e scivolo.
Diciamolo chiaramente, lì era bello ma anche pericoloso: oltre al fiume, il campo era costeggiato dalla provinciale, forse allora non pericolosa come oggi, ma pur sempre una strada trafficata.
Ma è nel parcheggio della chiesa che i ragazzi di Bindo hanno trovato la loro oasi: lontano da fiume e provinciale, circondata dal verde e dalla natura, non si poteva chiedere di più, un luogo sucuro anche per i più piccoli.
Le dimensioni molto modeste del campetto si adattavano benissimo al numero dei ragazzi, che quasi mai superava la decina di unità, anche se si sono viste sfide molto accese e numerose. Giocavano tutti, grandi e piccoli, ragazzi delle superiori e delle elementari, tutti insieme, con i ragazzi più grandi a fare da chioccia ai bambini, pronti ad intervenire nel caso delle classiche cadute e ginocchia sbucciate.
Era una bella realtà paesana, perché era voluta dai ragazzi, e non da preti o istituzioni!
Non essendo in possesso di cellulari o Facebook , i ragazzi facevano il classico e sano porta a porta per ritrovarsi a giocare, il più lontano partiva a chiamare il vicino e via dicendo.
Con il passare del tempo e il crescere dei ragazzi, il campetto non è mai rimasto solo: erano infatti quei bambini del ’98, nel frattempo diventati ragazzi, a prendersene cura. Reti nuove, terra per coprire le famose “pozze”, tutto per tenere intatto il loro paradiso.
Sfide epiche si svolgevamo su quel terreno: dal “Derby” con i ragazzi di Cortenova, alle sfide con i pari età di Parlasco e Primaluna, fino al “Vecchi conto Giovani” insomma tanti, ma proprio tanti, hanno calcato quel terreno in parte in erba e in parte in terra, che tutti chiamavano “Campo alla Chiesa”…
Ma forse qualcuno non l’ha ritenuto tale, o almeno non lo ha ritenuto importante: dopo la frana del 2002 infatti, il campetto è andato miseramente distrutto per permettere la costruzione di un parcheggio. Tanti sono stati i tentativi di riavere un simile luogo, in particolar modo la pedana nell’area pic nic, costruita degli “amici di S. Biagio”, ma inutilizzabile per i ragazzi del paese nei giorni festivi, vista la massiccia presenza di turisti nel periodo estivo.
Un bel regalo, ma che purtroppo, non basta ai ragazzi, costretti a “migrare” al campo a 7 di Cortenova  i più grandi, o attendere impazientemente la scuola calcio, i più piccoli.
Resta ancora la rabbia in molti di quei giovani che in pochi giorni, si son visti distruggere il loro paradiso sentendosi dire “..non è vostro ma è del comune…”.
Ormai c’è spazio solo per il ricordo di un’infanzia passata sul quel campetto e del rammarico per i bambini di oggi che non potranno mai provare l’emozione dei loro amici più grandi!

Sicuramente una lettera così densa di contenuti suggerisce qualche inevitabile riflessione e merita una degna risposta: il paese dopo la frana è cambiato in maniera radicale e l’inevitabile ricostruzione è una priorità inopinabile. Ma questo non deve distogliere le attenzioni dalle altre esigenze degli abitanti; quelle esigenze che trascendono dalle cose materiali e sono radicate nella tradizione e nelle necessità dei giovani del giorno d’oggi: lo stare in compagnia con i propri coetanei, il diritto al gioco ed il bisogno di avere delle aree verdi sicure dove divertirsi in compagnia; diritti primari e che stanno alla base della crescita dei giovani.

Quell’area ha rappresentato molto ed è nei ricordi dei cortenovesi ma non solo; il parcheggio realizzato al posto del campetto oltre ad essere poco curato è stato teatro di fatti spiacevoli quest’inverno. Il nuovo posizionamento delle porte poteva essere una buona soluzione, poteva perchè nei fine settimana quell’area è presa d’assalto da turisti con camper e tende che occupano l’area abusivamente nei giorni festivi, proprio quando i ragazzi hanno più tempo per giocare.

 

 

 

 

 

 
 

 

 

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