STORIE DI NONNI/QUAND SERI PENINA MI: FO GINER E STORIE DE GINER



"Nonna, hai visto che ho scritto quello che mi avevi detto di Halloween?". "Te se sta Brao, perchè non sono l’unica a pensarla così!" Nonna si dimostra subito sul pezzo perchè anche se il computer non sa nemmeno accenderlo è aggiornata e benchè esca poco sono le notizie con i suoi figli e nipoti ad entrare a casa sua. 

E’ chiacchierona oggi, Nonna, e dalla sua postazione racconta un po’ del mese di gennaio. Non quello in corso, ma quello dell’inverno di quando era bambina, quello duro, freddo e con i piccoli riti per esorcizzarlo. Un racconto che abbiamo italianizzato pur sacrificando alcune sfumature, perchè il dialetto mal si presta alla scrittura.

"Poca neve quest’anno", lo sguardo verso la finestra e gli sparuti comuli superstiti ai bordi della strada "quand seri penina mi veniva giù fitta fitta e le nevicate e il freddo interrompevano qualsiasi attività, e di certo la situazione non era migliorata dai pochi mezzi a disposizione e con le case senza riscaldamento…"

"Nonna, si dice che molti stavano anche nelle stalle con gli animali..." "E EE E, se ne contano su di robe, qualcuno però effettivamente lo facevano e anche le mie genti me lo hanno raccontato, ma io no." "Di sicuro non c’era quella porca della televisione – Nonna la chiama sempre così – e si stava più a contatto e si lavorava di fantasia, e un modo di dire usato era cunta miga su storiele de giner"

"Storiele de Giner?" "Uff – tipico sbuffo e stavolta il tormentone – i te fa da studia" è solo con lo sguardo – Storiele de Giner, storie di poco conto, scherzetti e infatti a volte i ragazzi si divertivano a chiamare le persone per farle uscire al freddo senza motivo. Però io non lo ho mai fatto, gliera miga mester de fa!"

"Però adesso ci si avvicina ai giorni della Merla, piano piano ne siamo fuori, no?" "Sì – sorriso – anche se adesso di falò di fo giner non se  ne fanno quasi più, e poi mi ricordo che da ragazzi correvamo per le strade a scacciare gennaio. "le fò giner" urlavamo con frastuono di campanacci e arnesi vari. Qualcuno lo fa ancora e mi ricordo che lo faceva anche la tua mamma e un giorno era tornata a casa tutta sporca perchè era scivolata....". "Povera". Occhiataccia di Nonna: "Macchè povera!! Ghe l’eri dic mi de sta attenta!! E avessi visto il nonno.. l’era Nègro!"
 

Nella foto: bambini a Lanzada (SO), per il rito della "crescita dell’erba" (Sanpugn) – affine e analogo al Fo giner


LA SCORSA PUNTATA: ÀLLOVIN

 

 

 

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