DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO/PENULTIMA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA



Il Vangelo di oggi è molto chiaro e non necessita di particolari spiegazioni. Possiamo raccogliere alcune considerazioni riguardo agli attori di questo processo.

1.     Scribi e farisei: dalla loro intenzione, quella di tendere un tranello a Gesù, emerge la loro ipocrisia. Se ne andranno quando Gesù dirà “Chi è senza peccato scagli per primo la pietra” riconoscendo così il loro peccato, ma non sarà un riconoscimento che li salva perché resteranno chiusi nel loro odio verso Gesù.

2.     La donna adultera: il Vangelo non dice se fosse pentita: nella sua persona c’è il tradimento degli affetti familiari, ma su di lei infieriscono la legge di Mosè che ne sanzionava la lapidazione e l’ipocrisia degli accusatori, perché un adulterio non lo si fa da sole. Probabilmente si sarà sentita sollevata quando i suoi accusatori se ne andarono; ma questo non arrivava a liberare la sua coscienza. Lì, se accolta, poteva giungere solo la parola di Gesù.

3.     Gesù: chiamato a giudicare potrebbe farlo perché è il solo giusto che potrà dire “chi può accusarmi di peccato?”. Ma invece di condannare perdona e aggiunge “va’ e d’ora in poi non peccare più”. C’è in queste parole un perdono che non minimizza o giustifica la colpa commessa, ma che rende possibile e avvia verso una vita nuova. Non è solo la cancellazione di una colpa, ma il rendere nuova una persona, liberando la sua coscienza e restituendole la dignità perduta.

4.     Un ultima considerazione. Gesù non nega la responsabilità e il disordine che c’è nel peccato. Usa però il perdono, non la minaccia di un castigo e la paura. Farà anche questo. Ma qui usa il perdono di cui neppure si dice se sia stato richiesto. E’ molto importante notare come il perdono preceda il pentimento, perché ci ricorda che la morale cristiana, e dunque anche uno sguardo sulla nostra vita, nascono da uno sguardo su Gesù. Come fu lo sguardo del buon ladrone sulla croce: “Lui non ha fatto nulla di male”. O come fu lo sguardo di Pietro che incrociando quello di Gesù si rese conte del suo tradimento “e, uscito fuori, pianse amaramente”. Pensiamo a quanti, accusati dagli uomini secondo la legge ma senza misericordia, anzi con ipocrisia, abbiano trovato in questa pagina speranza di misericordia e di perdono.


Don Gabriele
vicario parrocchiale

 

 

 

 

 

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