DON GABRIELE COMMENTA LE LETTURE DELLA QUARTA DOMENICA DI AVVENTO



La Liturgia, che nelle scorse domeniche di Avvento ci ha fatto rivivere la promessa di un Salvatore, oggi più chiaramente ci fa entrare nel tempo del compimento di questa attesa. Infatti il Vangelo, che non si colloca cronologicamente prima della nascita di Gesù ma prima della sua passione, ci propone l’ingresso di Gesù come Re e Salvatore nella città di Gerusalemme.

Letto oggi, nell’imminenza della celebrazione del Natale, questo Vangelo ci parla del mistero dell’’Incarnazione del Figlio di Dio, e la sua entrata in Gerusalemme richiama la sua venuta nella nostra umanità.

Raccogliamo due spunti di riflessione.

Anzitutto: nelle domeniche scorse abbiamo sentito l’invito di Giovanni Battista a preparare la via al Signore che viene.

Oggi questo invito è richiamato dal gesto dei discepoli e della folla che stesero i loro mantelli sul puledro e sulla strada dove passava Gesù: è ancora un gesto materiale, ma che esprime molto bene il mettere sotto Gesù, per renderla in armonia con Lui, tutta la propria vita: un gesto che sembra esprime sottomissione, eppure in quella gente prorompe la gioia che sembra piuttosto segno di libertà!

C’è poi l’asinello: viene slegato e sembra una libertà trovata, viene cavalcato per la prima volta e sembra una libertà perduta.

Come spiegare questi gesti?

Anzitutto questo ingresso, essendo stato preannunciato dal profeta, dobbiamo dire che non è casuale, e dunque è giusto che abbiamo a chiederci il senso anche dei particolari.

La domanda allora diventa: sottomettersi a Gesù, come significano i mantelli messi sotto di Lui, o come è l’essere cavalcato da Lui, è fonte di vile servizio o di libertà?

Gesù viene a noi come Salvatore: questa parola sempre difficile da spiegare oggi ci appare nel suo significato di Colui che ci dona la vera libertà.

Noi siamo spesso portati a pensare alla libertà come al poter fare quello che vogliamo, senza alcuna regola; ma questa è una libertà che genera indifferenza, egoismo, prepotenza, non gioia.

Se qualche volta l’abbiamo provata, possiamo confermare come la sottomissione a Gesù generi vera libertà nel cuore secondo le sue parole: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero“.

Chiediamoci: “Qual è il mantello che ho da stendere sotto di te, Gesù?


Don Gabriele

Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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